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LIbia. Il console italiano a Bengasi illeso dopo l’agguato

“I colpi esplosi contro di noi, che hanno raggiunto l’auto a bordo della quale ci trovavamo, si sono infranti contro il finestrino all’altezza della mia testa e di quella del guidatore, proprio mentre stavamo rientrando davanti a casa”, ha detto successivamente il console. “Sto bene. Gli spari sono arrivati da un’auto che passava a un incrocio poco distante dalla nostra vettura su cui c’era una terza persona a bordo. Ora dovremo capire quale è il quadro in cui si inserisce questo episodio”.
A settembre dello scorso anno era stato invece ucciso l’ambasciatore Usa, nel corso di un grande assalto “di massa” al consolato degli Stati Uniti a Bengasi.

Si tratta comunque dell’episodio più grave che coinvolge un alto funzionario occidentale in Libia dopo l’assalto di matrice islamico-radicale al consolato Usa di Bengasi dell’11 settembre. Assalto costato la vita a quattro americani, incluso il console Stevens. Di quell’episodio De Sanctis fu testimone quasi oculare, trovandosi nel frangente a poca distanza dal luogo dell’eccidio (a dimostrazione involontaria del legame strettissimo tra Italia e Stati Uniti anche sul campo).
Di stanza in Libia una prima volta a Tripoli, Guido De Sanctis, 51 anni, era stato destinato poi a Mosca ed era quindi tornato nel Paese nord-africano all’inizio della guerra civile libica (cominciata nel febbraio 2011), raggiungendo Bengasi con un viaggio rocambolesco. Era lì quando l’Italia riconobbe gli insorti anti-Gheddafi del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) come interlocutori ufficiali. Ed è stato lui a organizzare le visite compiute nel Paese dall’allora ministro degli Esteri, Franco Frattini, ancor prima della caduta di Tripoli e dell’uccisione di Muammar Gheddafi.
Durante il mandato di De Sanctis è stata inoltre riaperta la sede del consolato italiano a Bengasi, devastata e saccheggiata da una folla inferocita di manifestanti nel 2006 sullo sfondo delle proteste suscitate nel mondo islamico dalla pubblicazione delle vignette satiriche su Maometto da parte di un giornale danese: vignette che l’esponente leghista Roberto Calderoli aveva poi esibito su una maglietta in tv. Tutto questo lavoro, comunque, non sembra sia servito a convicere “gli insorti” diBengasi sulla bontà della posizione italiana.
La missione di Guido De Sanctis in Libia è in ogni modo agli sgoccioli. A quanto si è appreso, la sua partenza era già fissata per la settimana prossima, con destinazione Doha, in Qatar.

A quanto pare l'”esportazione di democrazia” è una parola spendibile sui media occidentali, ma che non ha senso sul terreno.

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