Il Presidente in carica Rafael Correa, sostenuto dal Movimento Alianza País, ha accettato di essere di nuovo candidato per il prossimo periodo governativo 2013-2017 e ha dato inizio in maniera ufficiale alla sua campagna elettorale, per presentare la proposta di continuità rispetto al processo di Rivoluzione Cittadina che ha vissuto il Paese negli ultimi anni.
Il Capo di Stato, fin dall’inizio del suo mandato, ha apportato al Paese profonde trasformazioni al fine di costruire una società inclusiva ed equa, presentando una Nuova Costituzione, approvata con un referendum dal 70% della popolazione con il sostegno di tutte le organizzazioni indigene.
Il governo Correa, basandosi sul Piano Nazionale di Sviluppo per il Buen Vivir, ha promosso un processo rivoluzionario che ha cambiato il volto del Paese con la creazione di un nuovo modello di sviluppo economico, produttivo e giusto, non più basato sulla rendita e l’esclusione sociale; con una politica estera che ha ridato all’Ecuador dignità e rilevanza in campo internazionale; con un innalzamento della qualità della vita della popolazione: la sua rielezione è l’occasione per continuare ed approfondire tali realizzazioni.
I cambiamenti rivoluzionari e le profonde trasformazioni economiche sono guidate da una visione fortemente a caratterizzazione sociale, convalidata dai risultati ottenuti in questi anni, secondo la quale la politica deve porsi come obiettivo il benessere degli individui e della società, rifiutando qualsiasi logica che possa compromettere tale finalità, poiché il capitalismo non è una legge naturale ineludibile, come non può esserlo la supremazia del capitale sull’essere umano e sulla natura .
“Chi comanda in una società, gli esseri umani o il capitale finanziario?”[1] ha ribadito il Presidente in una recente intervista al giornale spagnolo El Mercurio, in cui ha difeso la scelta strategica del suo Governo di opporsi al ricattatorio finanziamento da parte del FMI e della Banca Mondiale che prevedeva in cambio l’accettazione di piani di aggiustamento strutturale neoliberista. La Rivoluzione cittadina dell’Ecuador ha dimostrato che è una convinzione errata l’impossibilità del non pagamento del debito e l’impossibilità della realizzazione un nuovo modo di governare un paese, al di fuori delle richieste del potere finanziario.
La corretta distribuzione del reddito e della ricchezza, l’incentivo alla produzione interna, la produttività e la competitività sistemica, l’integrazione strategica nell’economia globale, l’integrazione regionale nel continente Latinoamericano, il rispetto dei diritti del lavoro, gli investimenti a forte protezione sociale e la stabilità economica sono alcuni dei risultati del governo del presidente Rafael Correa negli ultimi sei anni.
Le risorse nazionalizzate hanno permesso grandi finanziamenti per la costruzione di strutture pubbliche sanitarie, scolastiche ed energetiche, oltre a contribuire alla realizzazione di più di 208.000 abitazioni che, attraverso il Programma Sociale Vivienda, sono state consegnate alle fasce più deboli della popolazione, rispettando l’impegno in difesa del diritto all’abitazione. Forte è stata anche la battaglia contro il lavoro minorile, ancora troppo diffuso in Ecuador, che ha permesso a 450.000 bambini, come affermato dal ministro di Inclusione Economica e Sociale, Doris Soliz, di essere inseriti nel sistema scolastico e ricevere assistenza psicologica e sanitaria in centri specializzati afferenti al Ministero della Salute. In campo sociale si è registrato, inoltre, un considerevole aumento dell’occupazione e, con l’investimento di parte dei proventi derivati dal petrolio in servizi sociali, si è riusciti a ridurre di 5 punti la povertà e incrementare il tasso di scolarizzazione, grazie alla costruzione di uno Stato sociale che si basa sul sostegno di strategie che tendono verso l’uguaglianza, con un forte sistema di sicurezza sociale e creazione di occupazione degna, come dichiarato da Fander Falconí, titolare della Segreteria Nazionale di Pianificazione e Sviluppo.
I risultati del lavoro del governo nazionale nella lotta contro la povertà ben si riflettono nelle statistiche che registrano una piena occupazione oltre il 60,6%, per la prima volta nella storia del Paese, così come non si era mai registrato un così basso livello di disoccupazione ridotto al 4,6%.Nel 2012 il salario reale ha fatto registrare, rispetto ai dati raccolti nel 2004, un aumento di circa 47 punti e riflette il recupero del potere d’acquisto realizzato dall’attuale governo. I miglioramenti economici, insieme ad una più giusta ed equa ridistribuzione delle risorse, hanno permesso al 93,05% della popolazione di poter coprire le spese per il paniere di base, rispetto al 2004 quando solo il 68,77% della popolazione ne era in grado.Il Capo di Stato ha annunciato per il 2013 l’incremento da 35 a 50 $ del Bonus di Sviluppo Umano per favorire i disabili, le madri single e adulti in gravi condizioni di povertà, grazie all’aumento del 3% delle tasse sugli utili bancari; l’incremento del “salario digno” di base, e anche quello dello stipendio base unificato dei lavoratori privati, che passerà da 292 a 318 $, con un aumento pari al 8,81%.
Il cambiamento totale del volto del Paese emerge anche dai rapporti sovrani e indipendenti che il governo Correa ha costruito, registrando nel 2012 successi importanti nella politica internazionale e commerciale, come il consolidamento delle relazioni con i paesi vicini, l’apertura di rapporti economici con nuovi partner commerciali, il rafforzamento dell’integrazione regionale con l’utilizzo del sistema unitario dei pagamenti regionali attraverso il Sucre, la moneta virtuale della Banca dell’ALBA-Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America;una vera alleanza prima politica che economica il cui principale obiettivo è consolidare le basi sociali dei paesi membri dell’ALBA e delle altre nazioni Latino Americane, consentendo con il Sucre relazioni commerciali solidali e complementari anche attraverso operazioni bancarie compensative senza dover sottostare alla dipendenza dal dollaro statunitense.
L’Ecuador ha dimostrato e consolidato la sua posizione centrale e fondamentale nel processo di integrazione nel continente Latinoamericano, partecipando attivamente allo sviluppo del blocco regionale attraverso l’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR), la Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC) e l’Alleanza Bolivariana per i popoli di Nuestra América (ALBA), ponendosi inoltre in difesa della democrazia, dell’autodeterminazione dei popoli e della sovranità delle nazioni. Il suo Presidente Correa è stato sempre in prima linea guidando le battaglie per la restituzione delle Isole Malvinas all’Argentina, per l’inclusione di Cuba nell’OEA Organizzazione degli Stati Americani, per la fine dell’anacronistico bloqueo statunitense contro l’isola e la sua popolazione, e battendosi fortemente contro l’ingiusta detenzione dei 5 agenti dell’antiterrorismo cubano, da più di 14 anni rinchiusi nelle carceri nordamericane, tenuti segregati dalle famiglie e dagli amici a cui il governo statunitense non concede il permesso di visita.
I presidenti sudamericani come Correa, Chavez, Raul Castro, Morales parlano un linguaggio diverso da quello che siamo abituati ad ascoltare dai governanti europei o dai media italiani ed europei che è quello della Troika, dei burocrati e tecnocrati dell’UE, perché i primi parlano ed agiscono per servire il popolo nei percorsi del socialismo per il XXI secolo, mentre i secondi parlano ed agiscono per farsi spazio nella competizione globale capitalista, favorendo il dominio delle banche, le grandi imprese e i poteri forti.
I paesi dell’ALBA hanno sofferto in un recente passato le conseguenze delle stesse politiche neoliberiste che ora la UE e la BCE stanno imponendo a Portogallo, Italia, Grecia e Spagna, ma, grazie alla volontà del popolo, dei governi rivoluzionari e dei loro Presidenti, hanno rifiutato le politiche imposte dal capitale bancario e finanziario, realizzando una forte inversione di tendenza sociale grazie alla nazionalizzazione di settori strategici quali le telecomunicazioni, l’energia, i trasporti e accompagnati da forti investimenti sociali. Lontani dal cadere nel baratro della legge del profitto hanno iniziato a crescere socialmente ed economicamente , riducendo la povertà, l’analfabetismo, la mortalità, la malnutrizione, le disuguaglianze sociali e a creando nuova occupazione, migliorando le condizioni di lavoro.
In tempi in cui i governi dei paesi sviluppati, affrontano la crisi sistemica del capitalismo, imponendo le solite ricette neoliberiste, che tagliano i salari, le conquiste sindacali e smantellano lo Stato Sociale, Cuba, Ecuador, Bolivia e Venezuela costruiscono lo Stato del “Buen Vivir”, andando ben al di là delle proprie frontiere, muovendosi nei percorsi della transizione socialista.
FONTI:
http://laradiodelsur.com/?p=138710
http://in2012.businesscatalyst.com/index.html
http://www.mmrree.gob.ec/2012/bol1429.asp
http://www.elciudadano.gob.ec/index.php?option=com_content&view=article&id=38280:gobierno-eleva-el-salario-minimo-unificado-a-318&catid=3:economia&Itemid=44
[1] http://www.elciudadano.gob.ec/index.php?option=com_content&view=article&id=37363:rafael-correa-un-presidente-digno-una-izquierda-digna&catid=40:actualidad&Itemid=63
* Nuestra America, associazione e rivista
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