L’”assentamento” Milton Santos è nato nel 2006, nella regione metropolitana di Campinas, per la precisione tra i municipi di Americana e Cosmópolis (San Paolo), quando l’Istituto Nazionale per la Colonizzazione e la Riforma Agraria (INCRA) riconobbe e concesse il terreno, chiamato anche “Sítio Boa Vista”, a circa 75 famiglie, dopo un periodo di intense lotte. L’insediamento è costituito da 104 ettari di terra dove gli stessi occupanti hanno costruito le proprie case e producono più di 40 varietà di prodotti agricoli. Durante la dittatura miltare il Sitio venne sottratto alla famiglia Abdala, a causa di debiti contratti con la previdenza sociale, per passare sotto responsabilità dell’INSS (Istituto Nazionale di Previdenza Sociale).
Nel 2012 la stessa famiglia, in alleanza con il vicino stabilimento Ester di zucchero ed etanolo di Coutinho Nogueira (proprietario anche della televisione EPTV), affittuario di una parte di terra degli Abdalla per la produzione di canna da zucchero, riottenne il diritto di proprietà sull’area del Milton Santos, secondo una decisione della Giustizia Federale, la quale ritenne che il valore del terreno fosse superiore a quello del debito. L’Incra ricevette un avviso dove le si intimava di liberare il Sitio entro un termine stabilito, in caso contrario, si sarebbe intervenuti per il reintegro della proprietà, il che significa che si sarebbe passati alle maniere forti.
Nel luglio del 2012 i beneficiari del Milton Santos vennero informati dell’ordine di reintegro della proprietà della terra su cui avevano costruito negli anni progetti di vita, superando numerose difficoltà. La responsabilità per il ritiro delle famiglie è dell’Incra, la quale, in caso di mancato adempimento della decisione è condannata a pagare 5mila reais al giorno di multa. Il giorno prima che gli avvocati delle famiglie Abdalla e Nogueira richiedessero il reintegro della terra, gli avvocati dell’Incra tentarono anche di negoziare l’acquisto del terreno. Da quel momento, sono state organizzate numerose riunioni tra i contadini e l’Incra, e lo stesso istituto ha tentato attraverso la giustizia di ottenere una sospensione dello sgombero, ottenendo appena un suo posticipo. L’ultima data stabilita è oggi, 30 gennaio 2013.
In questo periodo di attesa di una revoca della decisione sono state realizzate numerose mobilitazioni anche con l’appoggio di altre realtà di lotta della zona, come quella degli occupanti della Fabbrica Flaskô di Sumaré, i militanti del movimento Sem Teto (MTST, senza casa) e Sem Terra (MST) e l’appoggio più silenzioso di professori e studenti dell’università di Campinas (UNICAMP).
Nello stato di San Paolo, dove le piantagioni di canna da zucchero monopolizzano il territorio e dove i capitali stranieri provenienti da grandi gruppi come Shell e Cargill investono oggi nella produzione di etanolo, l’”assentamento Milton Santos” si distingue positivamente ed è candidato al riconoscimento da parte dell’Embrapa (Empresa Brasileira de Pesquisa Agropecuária, Impresa brasiliana di ricerca agricola) come “Assentamento Modello della Regione” nella produzione agroecologica. Inoltre, vanta la partecipazione al progetto Donazione Simultanea (Doação Simultânea) destinando parte della sua produzione a 12mila famiglie attraverso diverse entità dei municipi vicini (Campinas, Americana e Limeira).
Coltivare biologico in Brasile assume un valore ancora più significativo rispetto a ciò che avviene in Italia: la proprietà della terra nel paese latino americano è concetrata in pochissime mani e dopo la “rivoluzione verde” degli anni ’60, che ha significato meccanizzazione dell’agricoltura ed espulsione della manodopera dalle campagne, il numero dei brasiliani che si sono spostati nei grandi centri urbani è aumentato in modo spaventoso, lasciando ai margini della società milioni di favelados, considerati spazzatura dalla irrisoria classe media che sogna oggi l’ascesa sociale. Quindi, la produzione biologica significa, oltre a cibo sano e lavoro più sicuro, un tentativo di emancipazione dai grandi gruppi stranieri di semi e pesticidi, come la Monsanto, che controllano il mercato delle monoculture, e libertà di scegliere cosa piantare, ovvero cibo per il proprio paese.
Durante il secondo turno della campagna elettorale per le amministrative di Campinas, la presidente Dilma Roussef che si trovava lí per il comizio elettorale del candidato sindaco del Partido dos Trabalhadores (PT), è stata ricevuta da alcuni manifestanti con uno striscione che recitava “Presidenta, desaproprie o Assentamento Milton Santos! por interesse social”. È proprio questo che chiedono coloro che vivono, coltivano e lottano da oltre sette anni nell’insediamento: chiedono che Dilma firmi un decreto a favore dell’esproprio per interesse sociale, l’unico strumento giuridico che permetterebbe alle settanta famiglie di rimanere su quella terra e di continuare a produrre e mandare i propri figli a scuola. Solo la presidente possiede gli strumenti per fermare lo sgombero, ma fino ad ora non ha mostrato alcuna intenzione di intervenire. I brasiliani ricordano con sgomento il massacro del Pinheirinho avvenuto, per le stesse ragioni, nel gennaio del 2012, quando la polizia in tenuta antisommossa intervenne con la violenza, cacciando 1600 famiglie da un intero quartiere dove vivevano da anni e causando morti e feriti.
Le famiglie e i militanti che appoggiano la lotta contro l’espulsione dell’insediamento Milton Santos annunciano da tempo di non volere un nuovo Pinheirinho. Lo scrivono nelle loro dichiarazioni e petizioni, lo gridano nei cortei e lo ribadiscono nelle occupazioni dei palazzi del potere. Tra le mobilitazioni di questi mesi, le più ecclatanti sono state l’occupazione a inizio dicembre dell’ufficio della presidenza della Repubblica nell’Avenida Paulista, nel centro di San Paolo, l’occupazione dello stabile dell’Incra ed, infine, l’occupazione dell’Istituto Lula, con l’obiettivo di smuovere quell’ex presidente che nel 2006 aveva concesso il Sitio, affinché intervenga insieme al governo federale per firmare il decreto di esproprio per interesse sociale.
Come scrivono gli “insediati”, non si tratta né di un dibattito teorico, né di una disputa per ottenere spazi politici, bensì, si tratta di una settantina di famiglie che lottano per la terra e per i propri diritti di cittadinanza. Se da questa battaglia non si uscirà vittoriosi, potrebbe crearsi un precedente giuridico che minaccerà tutti gli insediamenti già costituiti. Infine, affermano: “Sappiamo che tutte le possibilità legali sono state esaurite. Sappiamo che il destino delle nostre famiglie dipende, invece, dalla volontà politica di chi può decidere. Sappiamo che non abbiamo alternative, se non un grido di appello”.
Il Brasile di Lula non è stato in grado di procedere a quella riforma agraria che aveva promesso sin dall’89, quando il PT tentò per la prima volta dopo la dittatura di ottenere il potere, e il governo Dilma ha del tutto cancellato dal suo vocabolario tale terminologia. Anche per questo motivo il Milton Santos, assieme ad altri insediamenti, un anno fa uscì dal Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (MST) che invece continua a sostenere il PT e si fa carico di battaglie legali senza esito, dialogando con un potere politico ed economico che sta schiacciando un paese da molti ritenuto in grande crescita. Qui si tratta dello sviluppo di chi è già padrone, oppure, di assistenzialismo attuato attraverso canali governativi e organizzazioni non governative. Certamente, non si può rigettare tutto ciò che è stato fatto dal PT al governo e bisogna evidenziare che già le politiche neoliberiste degli anni ’90 hanno cancellato ciò che doveva essere garantito come diritto.
Oggi, chi fa parte delle classi sociali subalterne, soffre la nuova colonizzazione del paese effettuata attraverso investimenti per prodotti di esportazione e monocolturali e il monopolio della terra, la costruzione di dighe che colpiscono anche le popolazioni indigene, lo stravolgimento delle coste dove spuntano grattacieli e grandi imbarcazioni che distruggono la vita dei piccoli pescatori, la “bonifica2” delle favelas per far spazio ai palazzi e alle nuove strutture per i prossimi mondiali di calcio e le prossime olimpiadi… Qualcuno non accetta questo mondo e vuole tornare alla terra in un’altra forma, prima di tutto producendo cibo, e vuole riappropriarsi della propria vita e dei mezzi di produzione che gli sono stati sottratti per troppo tempo.
Solidarietà con il Milton Santos!
Per l’esproprio per interesse sociale!
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