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Grecia: nuovi scioperi, rilasciati i lavoratori del Pame arrestati ieri


Sono stati rimessi in libertà, nella tarda mattinata di oggi, i 35 tra sindacalisti e lavoratori iscritti al sindacato comunista Pame arrestati ieri durante le violente cariche dei reparti speciali della Polizia contro un presidio di dipendenti pubblici che avevano anche occupato alcune sale del Ministero del Lavoro. Questa mattina presto mentre gli arrestati venivano portati in tribunale con un autobus scortato da un ingente dispositivo di sicurezza parecchie centinaia di lavoratori iscritti al sindacato vicino al KKE hanno di nuovo sfilato in corteo per chiederne la liberazione. I dirigenti del Pame, del Partito Comunista e della coalizione di sinistra Syriza hanno denunciato il folle e ormai quotidiano utilizzo della violenza nei confronti di ogni forma di protesta, anche pacifica e simbolica come quella messa in atto ieri. Da parte sua la corte, supportato da alcuni organi di stampa e da dichiarazioni ad effetto del ministro del Lavoro Vroutsi, ha accusato tutti gli arrestati di essere responsabili di disordine pubblico e di danneggiamenti. In particolare i sindacalisti sono stati incolpati di aver distrutto alcuni computer e alcune suppellettili all’interno di alcune stanze del ministero all’interno del quale i lavoratori avevano fatto irruzione ieri mattina per chiedere un incontro urgente con il responsabile del dicastero in merito ai suoi piani di eliminare il contratto collettivo nazionale di lavoro in alcuni comparti del settore pubblico. I responsabili del sindacato però hanno rispedito al mittente le accuse, denunciando che a distruggere alcune suppellettili all’interno degli uffici sono stati gli agenti dei MAT – i reparti speciali – entrati come furie nel palazzo a caccia di lavoratori e che, secondo molte testimonianze, non hanno esitato a buttare giù porte e a sfasciare qualsiasi cosa gli capitasse davanti. Moltissime anche le accuse di violenza gratuita rivolte agli agenti e documentate in numerosi video, che mostrano inermi lavoratori e lavoratrici colpiti di taglio con gli scudi, con i manganelli e addirittura presi a calci quando erano già a terra o cercavano semplicemente di sfuggire alle cariche. Ma la Corte ha mantenuto le accuse e pur ordinando la scarcerazione immediata di tutti e 35 gli imputati ne ha deciso il rinvio a giudizio ed ha fissato la prossima udienza per il 12 di febbraio prossimo.

 

Intanto in tutto il paese sono ripresi gli scioperi e le manifestazioni dei lavoratori di numerosi settori presi di mira dai provvedimenti draconiani del governo di coalizione tra la destra di Nuova Democrazia, i socialisti del Pasok e gli ex della sinistra radicale di Dimar. Sul piede di guerra i medici e i lavoratori del trasporto pubblico, che hanno convocato per oggi uno sciopero nazionale di 24 ore, così come i dipendenti dell’azienda elettrica (PPC) in segno di solidarietà con i lavoratori dei trasporti pubblici.
Sciopero di 4 ore anche dei dipendenti degli enti locali, ed oggi hanno incrociato le braccia anche gli operai dei cantieri navali Eleusi, senza stipendio ormai da 9 e anche 10 mesi. Ma forse l’agitazione che avrà maggiore impatto e visibilità è quella dei lavoratori del trasporto marittimo, che stanno paralizzando ogni traghetto e nave dalle 6 di questa mattina per 48 ore, paralizzando i collegamenti per le isole.

Ad Atene, davanti al Ministero della Salute, hanno manifestato i dipendenti degli ospedali che protestano contro i tagli, insieme ai cittadini riuniti nei coordinamenti contro la chiusura di alcuni centri di assistenza sanitaria. Sempre nella capitale hanno scioperato di nuovo alcuni comparti del trasporto pubblico, e i lavoratori della metropolitana precettati nei giorni scorsi per ordine di un tribunale hanno sfilato in corteo, così come i dipendenti di molte aziende che subiranno tagli nei prossimi mesi.

Per le strade sono tornati anche, in vari punti del paese, gli agricoltori con i loro trattori, che hanno bloccato importanti vie di comunicazione ed in alcuni casi anche tratti autostradali, con la polizia che ha tentato spesso invano di bloccarli.

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