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Ankara: attacco all’ambasciata USA, Erdogan accusa estrema sinistra

Nella tarda mattinata di oggi, un kamikaze si é fatto esplodere davanti all’ambasciata degli Stati Uniti ad Ankara, capitale della Turchia, uccidendo oltre a se stesso una guardia turca e ferendo gravemente una giovane donna. 

Il kamikaze è stato rapidamente identificato da alcuni media turchi come Ecevit Sanli, 30 anni. Si sarebbe fatto esplodere alle 13.10 ora locale davanti ad un ingresso secondario dell’ambasciata Usa. La deflagrazione, molto forte, é stata chiaramente udita a chilometri di distanza ed ha fatto tremare i vetri dell’ambasciata italiana, situata a meno di 400 metri sull’ Ataturk Boulevard. La porta blindata dell’ingresso secondario, da dove passano fra l’altro le persone che chiedono un visto per gli Stati Uniti, é stata completamente divelta a dimostrazione del fatto che l’esplosivo era ad alto potenziale. L’esplosione ha ucciso sul colpo l’attentatore e una guardia turca, e ha ferito gravemente una giornalista turca, Didem Tuncay. La sede diplomatica statunitense invece, situata come quella italiana al centro di una grande proprietà, non ha subito danni.
Secondo le autorità turche, responsabile dell’attentato sarebbe il gruppo di estrema sinistra Dhkp-C, il Partito-Fronte Rivoluzionario Popolare di Liberazione, già accusato di altri attentati e duramente perseguitato sia in patria che all’estero. Il Dhkp-C è una formazione marxista rivoluzionaria e anti-imperialista, da decenni in guerra con il regime filo-USA e filo-Nato da alcuni anni controllato dagli islamici dell’Akp di Erdogan. Con la scusa di reprimere le attività del Dhkp-C i servizi di sicurezza turchi negli ultimi anni hanno arrestati centinaia di attivisti, studenti, insegnanti, giornalisti e artisti, accusati di reati gravissimi in nome del fatto che agirebbero per conto dell’organizzazione clandestina, alla quale Ankara ha in questi anni addossato attentati mai rivendicati o addirittura respinti dal Fronte.

Il premier Erdogan non ha esitato un attimo prima di accusare l’estrema sinistra dell’attentato, chiedendo la collaborazione di tutti nella “lotta al terrorismo”. Ma la Turchia è sede e generatrice in questi tempi di numerosi conflitti. Con il Pkk, dopo aver scatenato una nuova guerra con il popolo curdo all’interno e all’esterno dei propri confini, e in particolare dopo l’omicidio a freddo di tre dirigenti kurde a Parigi poche settimane fa. Con Damasco, dopo aver iniziato una attiva opera di destabilizzazione della Siria, armando e addestrando i ribelli sunniti e a volte contigui ad Al Qaeda e installando sul proprio territorio i missili Patriot prontamente ottenuti dai partner europei della Nato.

Dopo anni di scontro violento tra la versione liberista e moderata dell’Islam turco e i gruppi jihadisti, innegabilmente Ankara ha legato i suoi interessi a quelli di questi ultimi accettandone la preminenza sul fronte della destabilizzazione della Siria. Ma l’analista del quotidiano turco Hurriyet Nihal Ali Ozcan ha messo in guardia negli ultimi giorni contro il rischio crescente di attacchi jihadisti contro interessi occidentali in Turchia. L’arresto nei giorni scorsi ad Ankara del genero di Osama Bin Laden, Suleiman T. – di cui ha riferito oggi Milliyet – ha fatto scattare altri campanelli d’allarme. Dovrebbe essere consegnato, secondo Milliyet, alle autorità iraniane.

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