“Este presidente es un delincuente”. Lo hanno gridato con tutta la voce che avevano in gola, a centinaia, ieri sera, davanti alla sede del Partito Popolare in calle Genova, già teatro a Madrid di numerose manifestazioni dei cosiddetti ‘indignados’. Il tam tam era partito sui social network poche ore prima, in reazione alla divulgazione del ritrovamento di conti segreti gestiti da Luìs Bàrcenas, ex tesoriere della destra spagnola. Ma la rabbia è montata soprattutto quando si è saputo – complice un interessato El Pais, vicino ai socialisti – del coinvolgimento nello scandalo sulla corruzione del PP del suo leader e attuale premier, Mariano Rajoy.
I quotidiani e le tv spagnole non parlano d’altro, da giorni. E ieri molti media non hanno potuto fare a meno di seguire in diretta le manifestazioni convocate davanti a decine di sedi del partito nato dalle ceneri del franchismo e affermatosi alle scorse, recenti elezioni con una maggioranza schiacciante. Che ora però scricchiola, e non solo a causa della corruzione che sembra investire in pieno la forza politica che si era candidata a gestire l’austerity per conto della troika. “Non vi rendete conto che stanno rubando?” chiede in lacrime una manifestante ai poliziotti che la tengono lontana dall’ingresso del quartier generale del PP nel centro di Madrid. La signora è lì dalle otto, insieme ad una consistente folla di attivisti politici e sociali, soprattutto di sinistra e provenienti dai vari movimenti di contestazione che negli ultimi due anni hanno provato a mettersi di traverso rispetto al tritacarne targato troika. Ma accanto a chi grida gli slogan caratteristici del movimento – “La chiamano democrazia ma non lo è” – c’è anche tanta gente normale, e anche un po’ di borghesia in crisi delusa e arrabbiata col mondo, e soprattutto con la ‘cupula’ del PP. Sono quelli che urlano di più, dando dei corrotti, dei mafiosi ai dirigenti di un partito che forse hanno anche votato. Non erano mancati in questi mesi gli episodi di corruzione, anche grave, che avevano avuto per protagonisti esponenti locali, sindacai e dirigenti del Partido Popular. Così come anche quelli dei rivali del Partito Socialista, o dei catalani di Ciu. Ma quello reso pubblico ieri da un articolo del maggiore – autorevole no, per carità – quotidiano di Spagna restituisce una realtà assai più grave e inaccettabile. Soprattutto in un paese in cui la disoccupazione viaggia spedita verso il 30% e la povertà è tornata a investire settori di massa di una società che pensava di essersela lasciata alle spalle per sempre. Scoprire che una decina tra i maggiori dirigenti del partito di governo si spartivano da anni – dal ’97 al 2008 – tangenti a quattro e a cinque zeri ha avuto un effetto deflagrante in alcuni settori dell’opinione pubblica, sicuramente meno abituati alla corruzione di quella italiana.
“Partito popolare, truffa nazionale” gridavano alcuni, insieme a “La Cospedal a Soto del Real”, chiedendo l’arresto della segretaria generale del PP, la stessa che durante una improvvisata conferenza stampa aveva tentato di spiegare che la contabilità del suo partito era trasparente, salvo poi scoprirsi che anche lei riceveva la sua consistente paghetta. Ma il coro più gettonato, a Madrid e altrove, era quello che chiedeva ‘Dimisiòn, dimisiòn’
Rajoy nega ogni accusa, e denuncia una presunta campagna politica nei suoi confronti. Ma Barcenas, tesoriere del partito per quasi 20 anni, oltre che ex senatore, risulta titolare di conti in Svizzera per ben 22 milioni di euro, la metà dei quali regolarizzati a dicembre, proprio grazie allo scudo fiscale approvato proprio dal governo Rajoy.
I partiti della sinistra chiedono le dimissioni del governo e l’indizione di nuove e rapide elezioni, ma sicuramente i popolari non si suicideranno tanto facilmente. Ora occorrerà capire cosa decideranno i poteri forti europei, finora relativamente soddisfatti del lavoro sporco di Rajoy in campo sociale ed economico. In fondo i compiti assegnati da Bruxelles e Francoforte il governo di Madrid li ha sempre fatti con puntualità e convinzione, ed ora la troika si trova davanti a un bel dilemma: aspettare che la tempesta passi sacrificando qualche testa per confermare la fiducia nel PP, oppure cambiare cavallo?
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
sandrocchio
Questi criminali tartassano i loro popoli, rubano a man bassa, vengono denunciati alla Corte penale Internazionale, mettono in galera gli innocenti, manganellano chiunque protesta e restano sempre al loro posto di comando.
Hanno distrutto l’Italia e vanno avanti imperterriti lungo la strada che dovrebbe portarli all’inferno, ma nessuno si muove.
Per buttarli giù basterebbe uno sciopero generale a oltranza, ma nessuno ne parla, come se fossero tutti felici di essere schiavizzati!