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Grecia: la troika pretende altri tagli ai salari. Scioperi ovunque

La Troika, composta dai rappresentanti dei cosiddetti creditori internazionali della Grecia (Ue, Bce e Fmi), sta esercitando forti pressioni sul governo di Atene affinché abolisca gli scatti automatici di stipendio che i lavoratori percepiscono in base al numero degli anni di servizio. Il governo ha in programma nei prossimi giorni di cominciare l’esame della questione del salario minimo che dal mese scorso è stato già ridotto a 586,08 euro (!) dopo le forti insistenze della stessa Troika. Secondo le indiscrezioni pubblicate da alcuni quotidiani, ora i rappresentanti della troika pretendono che dalla nuova legislazione vengano esclusi gli aumenti automatici dello stipendio. In base alla legge sul lavoro ancora in vigore, i lavoratori che percepiscono il salario minimo devono infatti ricevere un aumento mensile di 58,61 euro ogni tre anni. 
Le continue pretese di UE e FMI non fanno che gettare benzina sul fuoco della protesta sociale.

Gli agricoltori greci restano sul piede di guerra in attesa delle decisioni del governo circa le loro richieste che riguardano, fra l’altro, la diminuzione del prezzo del gasolio per i loro trattori e dell’Iva per i prodotti agricoli, mentre continuano a rafforzare con la loro presenza i blocchi stradali approntati da giorni in diversi punti del Paese. Negli ultimi giorni alcuni blocchi stradali sono stati rinforzati sino ad interrompere per alcune ore la circolazione dei veicoli sull’autostrada Egnatia nella Grecia Settentrionale. Per ora, avvertono le organizzazioni degli agricoltori, i blocchi stradali sono poco più che simbolici ma potrebbero diventare permanenti se il governo non darà risposte concrete alle richieste dei lavoratori della terra. Intanto alla protesta dei contadini si sono uniti gli allevatori di bestiame che stamattina hanno manifestato davanti alla sede dell’agenzia del fisco di Katerini, nella Grecia del Nord.

Intanto continua anche oggi per il secondo giorno consecutivo lo sciopero di tutti i dipendenti dei mezzi d’informazione pubblici greci, convocato in segno di protesta contro la politica del governo nel settore dell’informazione. “I lavoratori dei mezzi d’informazione pubblici – si legge in un comunicato diffuso dall’organo sindacale del settore (Poesy) – rivendicano la firma dell’accordo collettivo di lavoro ed il rinnovo del contratto di lavoro dei 74 giornalisti della televisione pubblica (Ert) che scadono nei prossimi giorni e la revoca del licenziamento di otto giornalisti della stazione radio comunale FM 9,84”. “Inoltre, conclude il documento, i lavoratori chiedono l’indipendenza dell’informazione dei mezzi d’informazione pubblici”. L’astensione dal lavoro interessa i giornalisti di radio e Tv, degli uffici stampa delle imprese a partecipazione statale e delle Autonomie locali e si concludera’ alle 06:00 di domani.

E forse il fronte più caldo rimane quello dei lavoratori marittimi. In aperta sfida alla minaccia di precettazione ventilata dal governo, il sindacato dei marittimi e dei portuali greci ha deciso oggi di estendere di altre 48 ore l’agitazione dei propri iscritti giunta oggi al sesto giorno consecutivo mettendo così a rischio i rifornimenti alle isole di carburanti e di altri generi di prima necessità. I marittimi chiedono il pagamento degli stipendi arretrati da parte delle compagnie di navigazione nelle quali sono impiegati e la firma di un contratto collettivo di lavoro.
Le isole della Grecia resteranno quindi irraggiungibili dal continente fino alle 6.00 di venerdì per effetto della nuova protesta proclamata dalla Federazione Nazionale Lavoratori Marittimi (Pno). “La Direzione del Pno – si legge in un comunicato della centrale sindacale – nella riunione odierna ha constatato il successo dello sciopero del settore, che continua per il quarto giorno consecutivo, con i lavoratori marittimi che lottano per la loro sopravvivenza professionale contro il disegno di legge del ministero della Marina che distrugge il settore”. Alcuni giornali, come Kathimerini, sostengono che il premier Antonis Samaras stia pensando seriamente a precettare i marittimi così come ha già fatto con i dipendenti della metropolitana di Atene, rimasti in sciopero 8 giorni prima dell’intervento della polizia.

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