A decine di migliaia hanno sfilato ieri pomeriggio nelle principali città dello Stato Spagnolo per chiedere le dimissioni del ministro dell’Istruzione Ignacio Wert e imporre il ritiro della cosiddetta ‘Riforma’ della scuola. Professori, genitori e lavoratori di altri settori si sono uniti ai sindacati studenteschi in una giornata di mobilitazione convocata all’insegna dello slogan “L’istruzione non è una spesa, è un investimento. No ai tagli”, e che si è intersecata con le proteste contro la corruzione all’interno del Partito Popolare, contro il quale una petizione ha già raccolto un milione di firme. “La educación no es gasto, es inversión. No a la los recortes”.
Le manifestazioni di ieri hanno chiuso la tre giorni di lotta convocata in tutti gli istituti superiori e le facoltà universitarie del Regno e che ha potuto contare su un seguito vicino all’80%, e che si è schierata con occupazioni, scioperi e presidi contro la “controriforma franchista della scuola” come gli organizzatori della protesta hanno ribattezzato la legge di riforma dell’istruzione pubblica, la Lomce, che taglia ingenti risorse per destinarle alle scuole private, impone una riscrittura oscurantista e reazionaria dei programmi scolastici e riduce il corpo insegnanti.
La marea verde è stata particolarmente imponente nella capitale, dove a sfilare da Plaza de Neptuno a Puerta del Sol sono state almeno 40 mila persone, che quando sono passate sotto la sede del Ministero dell’Istruzione e poi sotto il corrispondete assessorato della Comunità di Madrid hanno gridato all’unisono ‘dimissioni, dimissioni’ proprio mentre all’interno i responsabili politici e i funzionari dibattevano le norme di applicazione della ‘riforma’. Da parte sua il ministro Wert ha parlato di una protesta minoritaria che non bloccherà l’iter della Lomce, denunciando un presunto abuso da parte di studenti e insegnanti del diritto allo sciopero e alle manifestazioni. Proprio contro di lui e contro il suo premier Mariano Rajoy si sono concentrati gli slogan e i canti dei manifestanti, molti dei quali hanno fatto riferimento alle politiche di austerità e di taglio allo stato sociale alle quali fanno da contraltare la corruzione della classe politica e i lauti profitti delle banche: “Gobierno dimisión, por corrupto y por ladrón”; “Mariano, dimite, el pueblo no te admite”;”Vuestros sobres, nuestros recortes”; “Si hay dinero, lo tiene el tesorero” e “El que no bote del partido popular”. Manifestazioni consistenti anche a Barcellona, a Malaga, a Granada, a Las Palmas, Murcia, Oviedo ed in altre zone dello Stato, anche se il numero di persone scese in piazza ieri è stato inferiore alla prima settimana di lotta contro la Lomce convocata lo scorso ottobre.
Da parte loro però i rappresentanti dei sindacati e delle associazioni studentesche hanno avvertito il governo: se la ‘riforma’ non verrà ritirata e non comincerà un negoziato con le parti in causa una terza settimana di lotta, scioperi e manifestazioni verrà organizzata molto presto.
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