Chiamarsi Lenin, in Spagna, è proibito. Perché “la gente” pensa – anche se erroneamente – che si tratti di un cognome, anche se in realtà era il nome di battaglia del leader rivoluzionario bolscevico Vladimir Il’ič Ul’janov.
E’ con questo assurdo argomento che il governo risponde ad una interrogazione parlamentare – ne parla oggi il quotidiano spagnolo Publico – presentata dal deputato di Izquierda Unida Gaspar Llamazares, che chiedeva lumi sul fatto che i giudici del Registro Civile rifiutino l’iscrizione di persone che si chiamino Lenin, nome abbastanza comune in America Latina. Sono stati vari i casi in cui cittadini provenienti dal Sud America sono stati obbligati a cambiare nome in occasione della concessione della nazionalità spagnola, visto il rifiuto da parte del Registro Civile di accettare quello originale.
Nella sua risposta a Llamazares il rappresentante dell’esecutivo ha confermato che chi si chiama Lenin e voglia la nazionalità spagnola deve sostituire il suo nome con un altro che “non infranga le norme del Registro Civile”. In particolare quelle che proibiscono nomi che creino confusione sull’identificazione delle persone (!) ad esempio utilizzando come nome quello che in realtà è un cognome. Ma in realtà, come lo stesso rappresentante del governo del Partito Popolare ha dovuto ammettere, Lenin non è un cognome, bensì un nome di battaglia, un soprannome. Però, ha ribattuto il politico, gli spagnoli credono sia un cognome, e tanto basta. La via d’uscita, suggerisce il delegato di Rajoy? Chiamare i propri figli o cambiare il proprio nome in Vladimir Ilich!
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