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Nuova razzia unionista a Barcellona, aggressioni e feriti

Così come era avvenuto in occasione delle altre manifestazioni ‘unioniste’ convocate dai partiti ‘costituzionalisti’ spagnoli a Barcellona nei giorni scorsi, anche oggi la capitale catalana è stata teatro di un gran numero di atti di violenza e di aggressioni da parte di gruppi fascisti.

Dopo la fine della manifestazione che ha portato a Barcellona anche dal resto dello Stato – moltissimi i pullman organizzati dai partiti nazionalisti spagnoli e dall’estrema destra – circa 300 mila persone al grido di “la Catalogna è Spagna” con ingente sventolio di bandiere spagnole e dell’Unione Europea, i gruppi neofascisti e neonazisti si sono scatenati.

D’altronde l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione che destituisce il governo catalano e un centinaio di funzionari della Generalitat, scioglie il Parlament, commissaria i Mossos d’Esquadra e tenta di imbavagliare la stampa locale costituisce una condizione che incita i franchisti e sostiene le loro violente scorribande.

Per tutta la giornata gruppi consistenti di estremisti hanno occupato varie zone della città cantando inni franchisti e slogan razzisti e nazionalisti. Poi, sciolta la manifestazione “Tots som Catalunya, per la convivencia, seny” (Tutti siamo Catalogna, per la convivenza, senno) convocata dall’associazione Societat Civil Catalana (copertura civica della destra nazionalista) sono iniziate le vere e proprie aggressioni. A farne le spese un immigrato Sikh, circondato e malmenato da un gruppo di fascisti ma che ha ‘venduto cara la pelle’ riuscendo a menare qualche colpo e infine a fuggire, una lavoratrice della società ferroviaria della Generalitat, e un tassista, oltre a vari passanti. Questo senza che la Polizia Nacional e la Guardia Civil, dispiegata in maniera massiccia in Catalogna per impedire il referendum del 1 ottobre, intervenisse in alcun modo contro i violenti. D’altronde stamattina un tweet del profilo della Policia Nacional esprimeva l’adesione del corpo alla manifestazione di oggi a Barcellona.

Infine un centinaio di manifestanti alticci, al grido di “Viva Franco”, ha tentato di assaltare il palazzo della Generalitat in Piazza Sant Jaume, respinti a manganellate da un plotone di Mossos. Anche una troupe della televisione pubblica catalana TV3 e un reporter di El Nacional sono stati oggetto degli insulti, degli spintoni e del lancio di oggetti da parte di coloro che manifestavano “per l’unità della Spagna”.

In serata la sindaca di Barcellona Ada Colau, che in un tweet aveva dato il benvenuto agli unionisti in nome del giudizio positivo sul fatto che in città, capitale di quella che ha definito la “Catalogna plurale”, si susseguano grandi manifestazioni di massa, è stata costretta a denunciare le aggressioni provocate a suo dire da “una minoranza di ultrà” a discapito di migliaia di “manifestanti pacifici”.

Venerdì notte a Barcellona, un’altra manifestazione dei cosiddetti unionisti assai meno partecipata era sfociata in una lunga serie di aggressioni prima di essere bloccata dagli agenti della polizia autonoma che comunque non hanno fatto ricorso né a cariche né a fermi. Il piccolo corteo, circa duecento i manifestanti, era iniziato in un quartiere della borghesia catalana unionista e si era diretto verso il centro; durante il percorso gli estremisti di destra hanno prima assalito tre ragazzi identificati come militanti della sinistra o indipendentisti, che sono stati picchiati e poi accoltellati; poi hanno assaltato la sede di Catalunya Radio sulla Via Diagonal, tentando di fare irruzione al suo interno e malmenando alcuni giornalisti, e poi hanno picchiato gli avventori di un bar frequentato da catalani. Prima ancora un altro gruppo di fascisti aveva fatto irruzione all’interno di una scuola aggredendo e picchiando due professori.

Da notare che oggi, insieme ai fascisti e ai neonazisti di Democrazia Nazionale, della Falange, di Somatemps, di Vox, e ai nazionalisti spagnoli di destra del PP e di Ciudadanos, a manifestare a Barcellona per l’unità della Spagna c’erano anche i socialisti guidati dai loro leader, in particolare l’ex presidente del Parlamento Europeo Josep Borrell, il segretario generale del PSOE Pedro Sanchez e il segretario generale del PSC Miquel Iceta. In particolare quest’ultima si è fatto fotografare insieme allo stato maggiore del Partito Popolare in un ‘selfie’ che ha creato non poco imbarazzo ad una base socialista catalana che nelle ultime settimane ha visto vari dirigenti e militanti abbandonare la formazione in polemica col sostegno del partito al golpe in Catalogna.

Come se non bastasse, al corteo e al comizio finale hanno partecipato anche alcuni gruppi della sinistra spagnola. In particolare Francisco ‘Paco’ Frutos, ex segretario generale del Partido Comunista di Spagna dal 1998 al 2009, ha gridato dal palco contro “il razzismo identitario” degli indipendentisti catalani rivolgendosi a una piazza piena di fascisti e di nazionalisti spagnoli che lanciavano slogan come “Puigdemont in galera” o “Grazie Guardia Civil”, cantavano il ‘Cara al Sol’ e facevano saluti romani.
Una presenza così imbarazzante che pochi minuti dopo l’intervento di Frutos la direzione del PCE è stata costretta a sconfessarlo attraverso un tweet chiarendo che non rappresentava la posizione del partito e che parlava a titolo personale.

Comunque un segnale inequivocabile del clima da crociata che si respira nello Stato Spagnolo al di là delle forze propriamente di destra e che costituisce una copertura ideologica formidabile nei confronti dei gruppi violenti dell’estrema destra che ora cercano la vendetta, la rivincita contro un nemico che credono domato dal commissariamento delle istituzioni catalane.

Marco Santopadre

 

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