Dal nostro punto di vista, è sempre troppo tardi. Ma ci sembra anche evidente che all’interno del “palazzo di vetro” gli equilibri siano andati cambiando negli ultimi anni. Con i paesi “emergenti” che ora hanno un peso oggettivo molto più alto di prima; il che restringe di molto la possibilità degli Usa di comportarsi come prima. Potere di veto o no.
*****
Imbarazzo a Washington dopo l’ultima bacchettata dell’Onu: l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Navi Pillay ha chiesto di nuovo oggi al governo americano di chiudere la base prigione di Guantanamo affermando che il carcere per sospetti terroristi nell’isola di Cuba è «in chiara violazione della legge internazionale».
La Pillay si è detta «profondamente delusa» che l’amministrazione Obama non sia stata capace di chiudere Guantanamo «nonostante i ripetuti impegni presi per farlo»: l’esistenza del carcere cubano, ha detto la commissario Onu «mette gravemente in dubbio la posizione degli Stati Uniti come difensore dei diritti umani e indebolisce il ruolo di Washington quando affronta temi di diritti umani in altre parti del mondo».
Innanzitutto si chiede un primo passo: rilasciare i detenuti che sono stati esonerati dall’aver avuto un ruolo nella guerra al terrorismo. Dei 166 rimasti a Guantanamo metà potrebbero esser già oggi trasferiti nel loro paese e in paesi terzi, ha notato la Pillay: `Altri sarebbero stati individuati per incarcerazione sine die. Alcuni di loro si trovano li´ da oltre un decennio’’, ha detto l’alto commissario.
Solo nove detenuti di Guantanamo sono stati incriminati o condannati da quando il carcere cubano ha aperto i battenti nel gennaio 2002 e di recente il Southern Command, a cui fa capo la base prigione, ha chiesto all’erario 49 milioni di dollari per costruire un nuovo edificio per «prigionieri speciali» in aggiunta alle altre spese di ristrutturazione necessarie dopo che il Congresso ha deciso di tenere aperto il carcere a tempo indeterminato.
Di recente 40 detenuti hanno cominciato lo sciopero della fame: alcuni di loro hanno perso tanto peso che le autorità de carcere hanno deciso di alimentarli forzatamente. Lo sciopero della fame «è un atto disperato» ma «scarsamente sorprendente», ha detto la Pillay: «Dobbiamo esser chiari in questo: gli Stati Uniti sono in una chiara violazione non solo degli impegni presi, ma anche della legge internazionale e degli standard che sono obbligati di rispettare».
Il presidente Barack Obama si era impegnato a chiudere Guantanamo nel primo giorno della sua presidenza ormai oltre quattro anni fa e la Pillay ha dato il benvenuto a una dichiarazione del 27 marzo del suo portavoce che citava le obiezioni del Congresso come primo ostacolo alla chiusura del carcere: «Ciononostante sistematiche violazioni continuano anno dopo anno», ha detto al Pillay sottolineando che, fino a quando Guantanamo resterà aperto le autorità Usa devono fare il possibile perché i diritti umani vengano osservati.
da La Stampa
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa