La polizia é intervenuta pesantemente con cariche, lanci di lacrimogeni e di proiettili di gomma contro i tantissimi e rabbiosi partecipanti al corteo che, armati di mazze e bastoni, hanno deciso di bloccare uno svincolo autostradale, dando fuoco a macchine e bancarelle, prendendo di mira, assaltando e tentando di incendiare alcune fabbriche del distretto industriale di Gazipur, alla periferia della capitale del Bangladesh, costringendo un paio di esse a chiudere. I media locali raccontano che i vigili del fuoco non hanno potuto raggiungere le fabbriche attaccate dai manifestanti e che alcuni incendi sono durati al ungo.
I manifestanti e gli attivisti puntano il dito contro le compagnie occidentali che producono a basso costo nel luogo dell’incidente: finora solo la britannica Primark e il colosso spagnolo Mango hanno riconosciuto che i loro prodotti vengono realizzati nelle fabbriche del Rana Plaza, mentre una decina di marchi, tra cui Wal-Mart, Carrefour e Benetton hanno dichiarato di di star facendo verifiche a riguardo. ”Coloro che sono coinvolti, i responsabili, soprattutto coloro che hanno costretto i dipendenti a tornare al lavoro, saranno consegnati alla giustizia, ovunque essi siano, e saranno puniti” ha dichiarato il primo ministro Sheikh Hasina di fronte al Parlamento, nel tentativo di placare gli animi.
I lavoratori chiedono a gran voce la pena di morte per i responsabili della sciagura del ‘Rana Plaza’ crollato mercoledì mattina e che ospitava in condizioni di sicurezza assolutamente precarie ben cinque aziende di abbigliamento per l’esportazione.
Vi sono più di 200 persone ancora in vita rimaste intrappolate sotto l’edificio di otto piani crollato alla periferia di Dacca. Lo ha reso noto il sottosegretario bengalese alle amministrazioni locali, Jahangir Kabir Nanak, aggiungendo che altre 54 persone sono state tratte in salvo nella notte. I morti confermati sono al momento quasi 300. I soccorritori stanno cercando di far arrivare acqua e cibo alle persone ancora intrappolate, in attesa di poterle estrarre dalle macerie. All’interno del Rana Plaza building si trovavano numerosi stabilimenti tessili, banche e negozi. L’edificio, situato a Savar, 25 chilometri a nord est della capitale del Bangladesh, è crollato mentre erano in corso lavori per la costruzione di un nono piano.
A quanto risulta, i lavoratori – fra cui moltissime donne – si erano rifiutati di entrare nel palazzo fabbrica perché da giorni avvertivano scricchiolii nelle strutture portanti. Ma erano poi stati costretti a entrare al lavoro sotto la minaccia di licenziameno. Il Bangladesh è uno dei paesi pi poveri del mondo, con oltre 160 milioni di abitanti stretti in un territorio grande più o meno come la metà dell’Italia.
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