L’atteso rimpasto c’è stato sotto la diretta supervisione del presidente Mursi. Con esso la Fratellanza cementa la propria presenza nell’Esecutivo Qandil promuovendo suoi aderenti, mentre il premier conserva l’incarico nonostante le pregresse critiche mossegli da Al-Shater, uomo che conta nella Confraternita. Così Yehia Haned portavoce del Partito della Libertà e Giustizia seguirà gli Investimenti, Amr Darrag, membro dell’Ufficio politico della Fratellanza, s’occuperà di Cooperazione e Pianificazione, Ahmed El-Gizawi, dirigente dell’apposito comitato agricolo del Fjp, sarà il nuovo capo del dicastero delle Politiche Agricole. Soliman assegnato alla Giustizia e Abdel-Aziz alla cultura si erano fieramente battuti contro le esplosive manifestazioni anti presidenziali dello scorso dicembre. Ricevono una specie di premio di fedeltà mentre l’opposizione mugugna e contesta, per ora solo a parole.
L’attuale è il secondo rimpasto operato dal governo che a gennaio aveva già cambiato dieci ministri, sebbene all’interno della stessa Brotherhood si chiedesse un passaggio di testimone proprio al vertice, giudicando inadeguata la guida di Qandil. Alle già correnti polemiche sull’ennesima occasione mancata per offrire incarichi a personalità svincolate da rapporti politici, lo staff del premier risponde sventolando i curricula dei nuovi ministri. Si rammentano: i meriti scientifici del sessantaquattrenne El-Gizawi nella ricerca agricola, l’interreligiosità degli studi del cinquatatrenne Eissa che ha approfondito i rapporti fra l’architettura copta e quella islamica, le qualità intellettuali con specializzazione per la settima arte per il cinquantunenne Abdel-Aziz fiero oppositore di Mubarak. Meno giustificabili posizioni come quella del cinquantacinquenne professor Darrag, sicuramente esperto in campo ingegneristico, ma legato alla Fratellanza tanto da essere uno dei fondatore del suo braccio politico: il Fjp. O del trentaseienne Hamed, che offre alla compagine governativa sicuramente nuova energia e competenze linguistiche e comunicative, però sostengono in molti solo in base ai legami col partito islamico.
Lo stesso Soliman, considerato un personaggio libero da servilismi durante il regime di Mubarak da cui fece derivare l’appoggio al duro sciopero dei magistrati nel 2005, ha da qualche mese acquisito la nomea di paladino di Mursi per averne difeso contro il “Club dei giudici” la battaglia a favore del Procuratore generale Talaat Abdullah.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa