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Cina: suicidi tra i lavoratori della Foxconn e della Samsung

Altri tre suicidi in un impianto della Foxconn, l’azienda taiwanese con molte sedi in Cina, che produce e assembla iPhone, iPad e prodotti per Nokia, Sony, Samsung e altre aziende. I tre suicidi, secondo quanto denuncia China Labor Watch, sono avvenuti nel giro di 20 giorni nella fabbrica di Zhengzhou, nella provincia orientale dell’Henan. 
L’ultimo suicidio é avvenuto lo scorso 14 maggio, quando un trentenne si é lanciato dal tetto della fabbrica. Prima di lui, una collega ventitreenne si era lanciata dal dodicesimo piano del dormitorio della fabbrica il 27 di aprile. Tre giorni prima, era stata la volta di un ventiduenne, assunto da appena due giorni, a lanciarsi dal tetto del dormitorio. Secondo l’organizzazione – statunitense – che monitora e controlla le condizioni di lavoro degli operai cinesi, i suicidi si devono associare alle cattive condizioni di lavoro nella fabbrica. Altri parlano di reazione all’obbligo imposto dalla Foxconn di non poter rivelare le loro condizioni, altri invece si riferiscono a problemi relazionali. 
La Foxconn era stata interessata già nel 2010 e negli anni successivi da un’ondata di suicidi, una ventina, in diversi impianti. La cosa fece molto scalpore tanto che la Apple, una delle grandi aziende fornite dalla Foxconn, impose apparentemente, anche su spinta di sindacati e associazioni statunitensi, condizioni di vita e lavoro più umane per i dipendenti locali. L’azienda taiwanese si impegnò anche ad aumentare gli stipendi fino al 70%, ma in molti lamentano ancora condizioni di lavoro e di vita, all’interno dei dormitori, inumane. I dipendenti sono obbligati a orari lunghissimi e vivono tutti insieme in grandi dormitori. La vita si svolge nel recinto della fabbrica, e di fatto i dipendenti, per lo più migranti di altre province, non lasciano mai il luogo di lavoro. La società a marzo aveva anche annunciato l’apertura ad un sindacato creato dagli stessi dipendenti, ma l’iniziativa è stata disertata dai lavoratori in quanto considerata una presa in giro mirante esclusivamente a placare le polemiche internazionali.

Di proprietà della taiwanese Hon Hai Precision, la Foxconn possiede solo in Cina 13 impianti industriali, distribuiti in nove città. La più grande, che é stata anche la prima aperta in Cina nel 1988, é quella di Shenzen – nota anche come Foxconn City o iPod City – che ha più di 300 mila dipendenti. In tutto, la Foxconn impiega più di un milione di lavoratori nella Cina continentale e altri 200 mila nelle fabbriche in Europa e America Latina. Fondata nel 1974, la Foxconn é arrivata in Cina alla fine degli anni ’80, ma la svolta é arrivata nel 2001, quando Intel le ha affidato la produzione delle schede madri per i computer, per le quali rimane oggi uno dei brand più noti. Oggi dalle fabbriche del gruppo taiwanese escono anche Ps2, Playstation Vita, Ps3, Wii, Nintendo 3DS, Xbox 360, Amazon Kindle e i televisori a cristalli liquidi Bravia della Sony.

Ma la Foxconn non è l’unica azienda i cui dipendenti si tolgono la vita. Il 15 maggio è stata una dipendente della fabbrica di Huizhou della Samsung, nella provincia cinese del Guangdong, che si è suicidata gettandosi dal settimo piano di un palazzo. L’informazione, pervenuta da alcuni colleghi della donna, non è stata però confermata finora né dalla Samsung né da fonti mediche. Nel settembre 2012 China Labor Watch, che ha sede a New York, aveva pubblicato un rapporto investigativo sulla fabbrica Samsung di Huizhou nel quale erano state evidenziate una serie di violazioni dei diritti del lavoratori, comprese ore di lavoro eccessive, violazioni del contratto di lavoro, lavoro forzato senza paga, utilizzo di lavoratori minorenni, discriminazione basate sull’età e sul sesso, mancanza di sicurezza. Dopo la pubblicazione del rapporto la Samsung inviò una squadra di propri ispettori sul posto ma tutti i controlli effettuati esclusero però la presenza di forme di sfruttamento minorile o anomalie gravi. Ovviamente.

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