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Kirghizistan: minatori in rivolta, scontri e arresti

Stato di emergenza sino al 10 giugno, con coprifuoco dalle 21.00 alle 06.00, nel distretto settentrionale kirghizo di Jeti Oguz: lo ha decretato il presidente Almazbek Atambaiev per fronteggiare la rivolta popolare scoppiata intorno ad una miniera d’oro di proprietà del gruppo canadese Centerra Gold, uno dei principali investitori del paese centro-asiatico.

Una trentina finora i feriti negli scontri con la polizia, iniziati giovedì vicino alla miniera di Kumtor, occupata da centinaia di manifestanti che chiedevano la sua nazionalizzazione, migliori condizioni di lavoro e un aumento del salario. I dimostranti avevano occupato una stazione elettrica e tagliato l’alimentazione, interrompendo così per alcune ore l’erogazione di energia alla miniera e bloccandone le attività.

Per ripristinare l’ordine la polizia è intervenuta in forze. La Procura ha comunicato che 92 persone sono state arrestate quando le forze di sicurezza sono intervenute per disperdere i minatori e smantellare il presidio che i manifestanti avevano allestito. Ma l’intervento delle unità antisommossa ha ulteriormente esacerbato gli animi ed oggi migliaia di residenti hanno inscenato un corteo per chiedere il rilascio immediato degli arrestati.
I media locali hanno raccontato, attraverso testimonianze locali, che circa 3mila persone da Dzheti-Oguzsky, dove si trova la stazione elettrica, hanno iniziato un corteo per chiedere la liberazione degli arrestati. La folla ha bloccato le strade e anche occupato gli edifici pubblici.Ne sarebbero seguiti ulteriori scontri durante i quali la polizia ha arrestato altri 72 manifestanti.

Già mercoledì scorso i poliziotti avevano fatto ricorso alle granate assordanti e ai lacrimogeni contro i manifestanti che tentavano di fare irruzione all’interno dell’edificio che ospita il governo e il parlamento del paese. Una decina di manifestanti erano rimasti feriti, alcuni da pallottole sparate dalle forze di sicurezza. I sindacati e i partiti di opposizione nazionalisti affermarno che le miniere di Kumtor, i cui introiti rappresentano circa il 10% del Pil del paese centro-asiatico, sono state cedute nel 1997 a degli interessi stranieri dagli allora presidenti Askar Akaïev e Kourmanbek Bakiev, in cambio di elargizioni da parte della multinazionale canadese. E ora chiedono che il centro minerario torni sotto il controllo dello stato definendo uno scandalo il fatto che il 90% circa degli introiti vada a ingrassare una multinazionale straniera quando buona parte della popolazione del paese vive al di sotto della soglia di povertà.

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