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La Slovenia “cavia” dell’Unione Europea

La Slovenia, per aver violato il rapporto del 3% tra deficit pubblico e Pil stabilito a Maastricht,  potrebbe essere il primo stato aderente all’Unione Europea a incorrere nelle sanzioni che verranno stabilite dalla Commissione europea di Bruxelles.
La notizia viene anticipata del quotidiano britannico Telegraph che si basa fonti dela commissione.
Mercoledì prossimo a Bruxelles potrebbe essere estratto il “cartellino rosso”  non solo per la Slovenia ma anche per Francia e Spagna.  Con i vari trattati approvati dal setembre 2010 a oggi, la Commissione europea ha ottenuto poteri speciali che le consentono di decidere quali misure devono essere attuate negli Stati “trasgressori” e di elevare sanzioni economiche pesantissimi contro chi non si adegua ai diktat del “governo” comunitario. «Se i Paesi non attuano le riforme necessaria a rispettare i parametri dell’Eurozona – spiega una fonte di Bruxelles del Telegraph – sono passibili di sanzioni. E le modalità operative all’interno dell’Ue sono molto cambiate negli ultimi 12 mesi. Fino ad ora la Commissione metteva in evidenza o criticava chi non rispettava i parametri macroeconomici, adesso invece decide direttamente Bruxelles. Mai la Commissione ha avuto simili poteri».
Sempre secondo il Telegraph sarebbe proprio la Slovenia ad essere la prima “vittima” di questi nuovi poteri della Commissione Europea visto e considerato poi che i problemi del sistema creditizio di Lubiana sono molto simili a quelli di Cipro. Insomma, dicono a Bruxelles, la Slovenia sarà come una “cavia”. 
A meno di due mesi dall’andata al governo di una coalizione di centro-sinistra, la Slovenia ha adottato un nuovo programma di austerità e lo ha presentato alla Commissione Europea. Attraverso l’aumento delle tasse e la privatizzazione delle imprese, il governo prevede di tagliare il deficit di bilancio, rispetto all’attuale livello del 8,3 per cento. Con queste misure il primo ministro Alenka Bratusek intende stabilizzare le banche in difficoltà del paese ma a discapito della popolazione. Le banche hanno debiti per 7 miliardi di euro, una somma pari a un quinto del prodotto interno lordo sloveno (PIL).Bratusek ha annunciato l’intenzione di vendere ai privati 15 aziende pubbliche, tra cui la seconda banca Nova KBM, l’aeroporto di Lubiana, la Telekom Slovenia, la compagnia aerea Adria Airways nazionale. Per alcune di queste la privatizzazione è già in corso.
Il ministro delle finanze Uros Cufer ha detto che lo Stato non avrebbe mantenuto una quota di controllo in nessuna delle società. Il programma di austerità dovrebbe tradursi in un risparmio pari a 1 miliardo di euro, ma per i lavoratori di queste aziende questo significa forti tagli salariali e licenziamenti.

Il 1 ° luglio, l’IVA sui beni e servizi aumenterà dal 20 per cento al 22 per cento, una misura che colpisce i redditi bassi e medi. Il primo ministro Bratusek ha affermato che l’aumento dell’ IVA sarebbe permanente in quanto “è una misura strutturale e non una temporanea”.
I salari nel settore pubblico saranno ancora una volta ridotti – con il pieno sostegno dei sindacati – dopo essere stati già tagliati severamente l’anno scorso.
Il ministro dell’Interno Gregor Virant e il leader sindacale Branimir Strukelj, martedì scorso avevano concordato ulteriori tagli. Le riduzioni delle aliquote di base della retribuzioni statali e dei pagamenti per l’assistenza sanitaria e le pensioni, che entrano in vigore domani 1 giugno, dovrebbero portare ad un risparmio di 291 milioni di euro quest’anno e altrettanti nel 2014. Tenendo conto delle misure precedentemente attuate, il programma di austerità farà risparmiare un totale di € 500 milioni entro la fine del 2014.
I sindacati hanno colto l’occasione per ribadire il loro sostegno alle politiche di austerità e il governo, costituito dal partito Slovenia Positiva, dai socialdemocratici (SD), dai liberali (DL) e dal Partito dei pensionati ‘(DeSUS). A tal fine, Bratusek avuto colloqui la settimana scorsa con Dusan Semolic, il capo del più grande sindacato associazione ZSSS.

Era stata annunciata anche una “tassa di crisi generale”, che per il momento non è entrata in vigore Tuttavia la tassa continuerà a incombere come un “piano B” che andrebbe a colpire i lavoratori con retribuzione lorda di oltre € 750 al mese.

La Slovenia intanto è oggetto di crescenti pressioni nelle ultime settimane. L’agenzia Moody ha declassato il rating del credito della ex repubblica jugoslava a junk bonds. Di conseguenza, i funzionari dell’UE hanno subito aumentato la pressione sulla Slovenia per costringerla a intensificare il suo programma di austerità volto a stabilizzare le banche in difficoltà. Le banche slovene detengono asset tossici un valore stimato di 7 miliardi di euro, di cui 4 miliardi devono essere trasferiti in una nuova “bad bank”. L’agenzia di rating Fitch ha stimato che le tre maggiori banche richiedono almeno 2 miliardi di euro di assistenza finanziaria.
L’OCSE ha previsto che la Slovenia entrerà in recessione quest’anno e prevede un forte aumento del debito pubblico. La produzione economica si contrarrà di un ulteriore 2,1 per cento. Il debito salirà rapidamente dal 47 per cento al 100 per cento del Pil entro il 2025.
Anche se i sindacati hanno sostenuto le misure di austerità – suscitando proteste simboliche anche contro di loro – ci sono state alcune manifestazioni. Negli ultimi mesi ci sono state diverse proteste nelle principali città del paese, la più grande dopo la secessione del 1991.

Alla fine di aprile, migliaia di persone hanno manifestato nella capitale chiedendo di anticipare le elezioni parlamentari previste per la fine del 2013 con l’obiettivo di costringere il governo Bratusek alle dimissioni. Striscioni e cartelli con la scritta “potere al popolo”, “fuoco sulla troika, non sui cittadini”, “denaro per il popolo invece che alle banche” e “noi non pagheremo la vostra crisi”, i manifestanti hanno espresso la loro rabbia con il governo, l’UE e le istituzioni finanziarie internazionali.

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