“Niente fascisti nei nostri quartieri, niente quartieri per i fascisti”. E’ con questo slogan che nel fine settimana decine di migliaia di francesi sono scesi in piazza a Parigi ma anche in altre città del paese per ricordare il giovane antifascista assassinato mercoledì e per chiedere lo scioglimento dei gruppi violenti dell’estrema destra. Molti i manifestanti che indossavano magliette con su scritto “Clément per sempre uno di noi”. Nella capitale almeno cinquemila persone hanno sfilato dietro uno striscione che recitava: “Clement. A jamais dans nos memoires. A jamais dans nos coeurs” (Clement, sempre nella nostra memoria, sempre nei nostri cuori).
Manifestazioni contro il fascismo e in ricordo dello studente bretone di Scienze Politiche ucciso a Parigi si sono tenute anche in molte città dello Stato Spagnolo e nel Paese Basco, dove reti e collettivi antifascisti si sono mobilitati anche in virtù del fatto che l’assassino di Clement, il ventenne Esteban, ha un passaporto francese ma è nato a Cadiz, in Andalusia.
Contro di lui in un primo tempo sembrava che l’accusa fosse di omicidio volontario, almeno questa era la richiesta del pm François Molins. Ma poi le autorità giudiziarie hanno deciso di derubricare l’accusa all’omicidio preterintenzionale, che prevede un massimo di 15 anni di reclusione. Il capo d’imputazione è diventato ‘violenza volontaria ma senza volontà di uccidere’. Ma è già scontro sulla dinamica dell’aggressione che mercoledì ha portato alla morte del giovane antifascista. L’autopsia ha determinato che Méric è morto a causa di un trauma cranico subìto durante ‘aggressione da parte di Esteban, sostenuto da altri estremisti di destra. Durante una conferenza stampa il procuratore incaricato dell’inchiesta ha spiegato di aver chiesto anche l’incriminazione per violenza di gruppo contro altri tre degli arrestati, mentre contro una quinta persona, la 32enne Katya, sono state avanzate accuse per complicità in violenza di gruppo. Tutti gli imputati hanno ammesso l’aggressione ma giustificando il loro comportamento come una reazione alle ‘provocazioni’ di Clement e di alcuni suoi amici di sinistra, incontrati in un negozio che vendeva vestiti usati e in particolare le felpe ‘Fred Perry’. Nessuno degli imputati ha precedenti penali ma Esteban era schedato dalle autorità perché trovato in possesso di ‘armi proibite’ nel maggio del 2011.
Durante l’interrogatorio, ha raccontato il procuratore, “il sospetto chiamato Esteban ha riconosciuto di aver colpito Méric due volte, a suo dire a mani nude, sferrandogli il colpo che lo ha fatto cadere a terra. Un amico di Clément Mèric ha detto di aver visto Esteban con un tirapugni, mentre un altro testimone sulla scena ha parlato di un ‘oggetto luccicante’ nelle sue mani”. Durante una perquisizione realizzata nella casa dell’assassino la polizia ha trovato due pugni di ferro, anche se non è ancora chiaro se siano quelli utilizzati nel corso della mortale aggressione contro il diciannovenne. I primi risultati dell’autopsia, ha concluso Molins, dicono che Méric è morto a causa di un trauma cranico e di un’emorragia cerebrale in seguito a “diversi colpi” ricevuti in faccia e quindi non a causa della “accidentale“ caduta dell’aggredito a terra.
Due gruppi creati dal loro capo supremo, Serge Ayoub, vecchio esponente degli skinheads di estrema destra attivi a Parigi negli anni ’80 e ’90 e promotore di una ‘politicizzazione’ e di una strutturazione degli ambienti di destra delle teste rasate che nel 1987 portò alla fondazione delle JNR, che dopo uno stop di alcuni anni sono state rifondate nel 2000 insieme ad un altro movimento, la ‘Terza Via’, che aspira ad attirare consensi più trasversali in nome di un rifiuto “sia del capitalismo che del comunismo” che in realtà nasconde una fedeltà ideologica assai stretta al fascismo mussoliniano e al nazionalsocialismo. I membri della creatura di Ayoub utilizzano slogan dei movimenti di estrema destra internazionali come ‘Sangue e onore’ e ‘White Power’, ma anche il mussoliniano “Credere, obbedire e combattere”, realizzando una propaganda mirata ad una “lotta al capitalismo” che spesso diventa ‘lotta al mondialismo’ e scimmiotta le battaglie della sinistra anticapitalista anche nei linguaggi e in alcune simbologie. Da tempo i fascisti utilizzano un bar – ‘Le Local’ – situato nel XV arrondissement di Parigi, come luogo di ritrovo e come punto di partenza per le loro scorrerie, oltre che come teatro per i concerti della band oi Evil Skins. Un locale che ora il Prefetto di Parigi ha affermato di voler far chiudere e che è stato oggetto di numerose proteste sia dei movimenti antifascisti che di alcune associazioni di abitanti del quartiere.
L’attività principale del JNR consiste nella sfilata che il gruppo realizza ogni secondo finesettimana del mese nel quadro della sua campagna ‘contro il mondialismo’, oltre alle iniziative in ricordo di Sébastien Deyzieu, giovane fascista morto nel 1994 a causa di una caduta da un tetto mentre tentava di sfuggire alla polizia. Il gruppo agisce soprattutto con l’etichetta di Troisième Voie, che si dà arie solidaristiche e mira a fornire di sé un’immagine aperta, sociale, al di sopra dei diversi schieramenti politici, ma che in realtà si rifà al fascismo della Repubblica Sociale Italiana e a quello del ‘Fronte Nero’ dei fratelli Strasser.
Al momento della sua fondazione, nell’ottobre del 2010, Serge Ayoub ne parlò come un’alternativa “al capitalismo cinico e alla sinistra buonista”, o ancora come una soluzione al di là “del mondo liberale e di quello marxista”, elevando il benessere della ‘nazione’ a ispiratrice massima della propria battaglia politica. La creatura di Ayoub ha sviluppato negli anni alleanze con altre strutture simili in altre città: e quindi Le Local, la ‘base autonoma’ di Parigi, si collega con la Vlaams Huis a Lille, mentre il centro denominato Lyon Dissident è stato chiuso da qualche tempo.
Lo skinhead di origini andaluse, insieme agli altri della sua banda finiti in manette, ha riconosciuto fin da subito l’appartenenza al movimento ‘Troisieme Voie’ e alla “Gioventù Nazionalista Rivoluzionaria”. Smentendo così Ayoub che dopo l’aggressione si era premurato di dichiarare la completa estraneità del suo movimento rispetto a quanto era accaduto a Parigi. Ma ora anche il Front National, il principale partito della destra istituzionale francese, potrebbe finire sotto inchiesta, o almeno così chiedono i coordinamenti e le realtà antifasciste.
Interrogata sull’omicidio di Clement Meric la segretaria del Fronte, Marine Le Pen, ha più volte negato ogni contatto con la Jeunesse nationaliste révolutionnaire . Alcuni dirigenti dell’estrema destra in doppiopetto sono addirittura caduti dalle nuvole, affermando di non aver neanche mai sentito nominare il gruppo di squadristi di Ayoub.
Peccato che su alcuni siti stiano comparendo foto di dirigenti del Front National, compreso il grande vecchio del fascismo in doppiopetto francese, Jean Marie Le Pen, attorniati e protetti da noti esponenti della JNR. E non si parla di chissà quanti anni or sono, ma del 2012. Assai compromettente l’istantanea in cui tutto il gruppo dirigente del Front, compresi Bruno Gollnisch e la stessa Marine Le Pen, sono letteralmente attorniati da un servizio d’ordine composto interamente dagli squadristi di Ayoub.
Esponenti di punta del governo e del partito socialista francese continuano ad affermare la necessità di chiudere e mettere fuori legge la JNR e altri movimenti violenti dell’estrema destra. Ora vedremo se si tratta di fumo negli occhi o di intenzioni serie.
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La traduzione è “nessun fascista nei (nostri) quartieri, nessun quartiere per i fascisti” nel senso di nessuna pietà…