E’ quanto racconta il giornalista cileno Juan Cristobal Peña nel suo libro “La vita letteraria segreta di Augusto Pinochet”, appena pubblicato e già diventato un best seller in Cile.
Nel libro, il giornalista racconta di come Pinochet collezionasse in modo compulsivo i libri; non romanzi o raccolte di poesie, ma soprattutto testi di storia, geografia e sul marxismo, l’ideologia che cercò di annientare durante i suoi anni al potere (1973-1990). Una monumentale collezione che “era come una sorta di teatro in cui Pinochet interpretava se stesso, per rappresentarsi come un uomo importante e colto”, ha precisato Peña, perché “era consapevole, in cuor suo, della sua mediocrità intellettuale”.
L’esistenza della biblioteca è emersa solo nel 2004, insieme alla scoperta della fortuna nascosta Pinochet, stimata in oltre 20 milioni di dollari depositati in alcune banche negli Stati Uniti. “È incredibile che questo personaggio, in apparenza un ignorante, abbia posseduto questa biblioteca privata che è una delle più importanti del Cile e forse dell’America Latina”, ha sottolineato Peña.
L’inchiesta giudiziaria ha registrato circa 50.000 libri, per un valore stimato in oltre tre milioni di dollari. I periti che hanno lavorato nelle residenze del dittatore hanno trovato anche casse di libri mai aperti e testi antichi risalenti alla metà del XVIII secolo. Il generale, che fu docente all’accademia militare, scrisse anche libri di geopolitica, “piuttosto mediocri” ha osservato Peña. La maggior parte delle opere vennero acquistate dall’ex dittatore in vecchie librerie del centro di Santiago e con soldi dello Stato e per questo sono ora sotto sequestro.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa