Anche una star mondiale della musica del calibro di Stevie Wonder entra nelle polemiche attorno al processo in cui il vigilante di quartiere volontario George Zimmerman è stato assolto per l’omicidio del 17enne afroamericano Trayvon Martin.
Polemiche che non accennano a diminuire, e che ora contrappongono anche il ministro della giustizia alla lobby delle armi o i giurati del processo stesso. ”Ovunque esista una legge del genere, io non mi esibirò piu”’, ha detto Stevie Wonder, durante un concerto a Quebec City, nella provincia francofona del Canada, riferendosi alla assurda legge che ha di fatto consentito il proscioglimento di Zimmerman. E le sue parole sono state rapidamente finite in internet, con un video postato su YouTube: ”La verità é che, per quelli di voi che hanno perso la battaglia per la giustizia, ovunque, in qualsiasi parte del mondo, non possiamo tornare indietro. Ciò che possiamo fare – ha aggiunto – é far sentire la nostra voce. Essere ascoltati. E possiamo votare nei nostri diversi Paesi in tutto il mondo, per il cambiamento e per l’uguaglianza per tutti. Questo é quello che io so che possiamo fare”.
La legge Stand your Ground, da molti definita ‘spara per primo’, è al centro di critiche da tempo, in particolare dopo l’inizio del caso Trayvon Martin. Ieri é stata criticata anche dal ministro della giustizia Eric Holder. ”Separatamente dal caso che sta attirando l’attenzione della Nazione, è ora di mettere in discussioni leggi che insensatamente espandono il concetto di autodifesa” e alimentano ”pericolosi conflitti nei nostri quartieri”, ha detto in un discorso pubblico. Affermazioni che hanno innescato una dura replica della potente lobby delle armi, la National Rifle Association, secondo cui Holder ”non riesce a capire che l’auto-difesa non è un concetto, è un fondamentale diritto umano”. In un comunicato, Chris Cox, uno dei dirigenti della Nra, ha affermato che ”inviare il messaggio che la colpa è della legittima difesa è inconcepibile e mostra ancora una volta che questa amministrazione sfruttera’ le tragedie per spingere la sua agenda politica”. Ma in queste ore, è polemica anche per anche altri aspetti del processo. Quattro delle sei donne che componevano la giuria che ha emesso il verdetto di non colpevolezza per Zimmerman vogliono che il mondo sappia che la giurata identificata come ‘B37′, intervistata in esclusiva dall’ anchorman della Cnn Anderson Cooper, non parla a nome loro. Nell’intervista ‘B37’ – che ha annunciato che scriverà un libro – ha tra l’altro affermato che Trayvon “ha avuto un ruolo enorme nella sua stessa morte”, e che il razzismo non avrebbe avuto nulla a che fare con l’omicidio. “Le opinioni di ‘B37’ rappresentano esclusivamente la sua visione dei fatti”, hanno affermato in un comunicato le quattro giurate. “Vi chiediamo di ricordare che non siamo personaggi pubblici – continuano le quattro donne – e non vogliamo questo tipo di attenzione nella nostra vita”.
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