Il muro che Trump intende realizzare è stato già pensato e praticato dall'Ue a Ceuta. Questa città, sotto legislazione spagnola ma rivendicata dal Marocco da oltre 70 anni, che ha visto ieri la dimostrazione e l'affermazione di un principio sacrosanto. Cioè la libertà di "migrare" e di farlo senza essere uccisi e torturati come avviene quotidianamente nell'indifferenza.
Perché quello di Ceuta, ed altri confini militarizzati in Europa, è l'emblema di una politica europea basata sulla criminalizzazione e la disumanizzazione dei migranti in un clima di impoverimento costante e crescente.
Allora una domanda sorge spontanea, si può considerare adeguato il progetto di un'Europa dei popoli senza la centralità del tema dei diritti negati ai migranti e ai profughi? Ovvero l'alternativa all'attuale Unione Europea può ritenersi credibile continuando a considerare marginale la lotta dei migranti?
La credibilità di qualsiasi progetto non può che partire da un chiarimento di fondo rispetto a questo punto. Perché si tratta di argomenti che hanno a che fare con valori come l'antirazzismo. E in particolar modo in un contesto di banalizzazione dei razzismi, dello sfruttamento e della cultura del degrado. Perché non c'è giustizia sociale se non si sciolgono nodi come questi.
Quindi l'Europa dei popoli, se nascerà, e dovrà nascere, sarà possibile partendo dalla lotta dei migranti. Lotte che dovranno essere praticate in quanto protagonisti, e fuori da paternalismi e assistenzialismi, nei confronti dell'Europa e degli USA dei muri e fili spinati. Perché dietro a questi esseri umani che hanno sfondato quella cultura della militarizzazione a Ceuta vi sono le conseguenza di politiche neocolonialiste.
Vi aspettiamo sabato 4 marzo alla riunione nazionale a Firenze.
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