Da un problema internazionale all’altro, come chiodo scaccia chiodo. E’ stato catturato a Panama Robert Lady, ex capocentro della Cia coinvolto nel caso Abu Omar: il ministro della Giustizia Cancellieri ha dovuto pertanto firmare la richiesta di fermo provvisorio e ora ci sono due mesi per chiedere l’estradizione. Non che ci sia qualche speranza di ottenerla, visto la Panama attuale risulta essere uno dei pochi paesi con un tasso di obbedienza agli Stati Uniti più alto di quello italiano.
L’ex Guardasigilli Paola Severino a fine dicembre scorso aveva deciso di diffondere ricerche in campo internazionale per uno solo dei 23 americani che sono stati condannati in via definitiva per il sequestro di Abu Omar, appunto l’ex capocentro della Cia di Milano Robert Seldon Lady. La procura generale di Milano aveva invece chiesto provvedimenti analoghi per tutti i condannati. Nella rete, pertanto, sarebbe potuto cadere solo quest’ultimo. E adesso bisognerà vedere in virtù di quale strano effetto sia stato fermato nel paese centroamericano.
Lady, il 19 settembre scorso, è stato condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione a una pena di 9 anni, mentre tutti gli altri 22 imputati agenti della Cia avevano “ottenuto” condanne a “soli” 7 anni.
L’ex imam di Milano, Abu Omar fu sequestrato il 17 settembre 2003 da uomini della Cia e trasferito in Egitto. L’operazione fu giustificata come una «extraordinary rendition», il sequestro di un sospetto terrorista effettuato al di fuori delle procedure legali. Ne scaturì un’inchiesta della Procura di Milano condotta dai pm Armando Spataro e Ferdinando Enrico Pomarici che chiamò in causa anche esponenti dei servizi italiani.
Straordinarie le analogie con il caso Shalabayeva, dunque. Se non per il fatto che il Kazakistan è paese verso cui la nostra polizia si è dimostrata certo “condiscendente”; ma, nonostante tutto il petrolio e il gas che si ritrova, immensamente meno potente e prepotente del “grande fratello” americano…
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