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Siria. “Coalizione di volenterosi” molto piccola, ma confusa

Sta accadendo qualcosa di impensabile e di strano, in queste ultime ore. La “coalizione umanitaria” non riesce ancora a superare le tre unità. Usa, Gra Bretagna e Francia non trovano molta solidarietà nel mondo per legittimare il proprio attacco alla Siria. La Russia, addirittura, ha annunciato un incremento della presenza delle proprie navi militari nel Mediterraneo per dare un segnale concreto, anche se non ostativo, della propria insofferenza per questo ennesimo arbitrio imperiale occidentale. Peraltro, come al solito, contro un proprio “cliente affezionato”, se non proprio alleato.

Le rispettive opinioni pubbliche nazionali, e persino la stampa più embedded che si sia mai vista nel mondo “liberale”, non mostrano alcun apprezzamento per una soluzione militare. Anche se limitata a un bombardamento e via, senza impegni “di terra”, dalla durata imprevedibile e dal costo umano altamente incerto.

A livello dell’Onu – che ha in questo momento ispettori sul terreno e nessun risultato “certo” da illustrare – i tre agressori non potrebbero contare su nessun avallo, nemmeno implicito, come pure era avvenuto per l’Iraq o l’Afghanistan.

L’impresentabile premier inglese Cameron, parlando oggi in Parlamento, è stato costretto a delineare una “nuova base legale” di riferimento per giustificare un attacco militare. Materia vischiosa, che non fa riferimento a nessun trattato internazionale riconosciuto da altre parti, e chiama in causa ragioni altamente interpretabili come “l’ingerenza umanitaria”. Soprattutto, c’è la sua dichiarazione di inutilità di passsaggi di discussione all’Onu, dato che nel Consiglio di sicurezza non sarebbe superabile l’opposizione di Russia e Cina. Figuriamoci in una eventuale Assemblea generale dove tutti i paesi Brics e del Terzo mondo avrebbero modo di far sentire qualcosa più della contrarietà.

Persino un cagnolino obbediente come l’Italia del democristiano Letta e della pasdaran “umanitaria” Bonino fa mostra di ufficiale perplessità, anche se non farebbe mancare la sua complicità almeno logistica nell’operazione militare.

L’intervento annunciato si profila dunque come un indifendibile atto di forza unilaterale e senza giustificazioni credibili. La storiella delle “armi di distruzione di massa”, dell’uso dei gas (provati da ispettori Onu, ma utilizzati dai “ribelli” supportati e finanziati dall’Occidente), l’incontrollabilità di molte “prove fotografiche”, ecc, sono tutti elementi che rendono friabile la costruzione di un consenso intorno all’attacco.

Ciò non di meno vanno avanti, A tentoni, senza una strategia definita o quantomeno dichiarabile. In completa assenza di “alleati” presentabili all’interno dell’oscuro quadro chiamato “opposizione siriana”.

Intanto la presentazione delle “prove certe” annunciate per oggi dal ministro degli esteri Usa, Kerry, slitta a data da destinarsi. Le ambasciate Onu a Damasco vanno svuotandosi per mettere comunque al sicuro il personale diplomatico, ma prima di sabato non sarà completata l’evacuazione. Quindi prima di domenica ogni attacco dovrebbe essere escluso. Ma non è detto neanche questo.

Se mai c’è stata un’azione di guerra scombianata, questa rischia di essere un autentico record in materia. Militarmente, la Siria di Assad non è un avversario serio. Ma in questa condizione non esiste nessun risultato militare che possa essere presentato come una “vittoria della democrazia”.

L’imperialismo che conosciamo, dunque, non è in crisi solo sul piano economico. La sua capacità di visione sembra avviarsi al capolinea. Senza gloria, solo bastardi.

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