In nome del pagamento del debito e dell’austerity la troika ha inflitto un castigo enorme ai lavoratori dipendenti dello Stato Spagnolo. Molti dei quali nel frattempo hanno perso il loro posto di lavoro e sono andati ad ingrossare le file dei disoccupati, che da anni ormai superano il 25% della cosiddetta popolazione attiva. Da un salario medio annuale lordo di 35.600 euro nel 2008 si è passati a 34.476 en 2013. Un calo del 3,5% che rappresenta un totale di quasi 60 miliardi di euro. Senza contare che il potere d’acquisto negli ultimi cinque anni è diminuito di alcuni punti percentuali.
I dati diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica (INE) di Madrid, i redditi da lavoro nel 2008 ammontavano a 537 miliardi di euro, mentre nel 2012 erano scesi a 482, e la tendenza del 2013 è anche peggiore di quella degli anni precedenti. Durante i primi sei mesi di quest’anno infatti il monte salari è sceso a 229 miliardi dai 243 dello stesso periodo del 2012. Il che vuol dire che a fine anno, se la situazione non peggiora ulteriormente, i lavoratori dipendenti iberici intascheranno solo 460 miliardi, cioè ben 80 in meno rispetto al 2008.
Una conseguenza diretta, è banale ricordarlo, della distruzione di posti di lavoro e del taglio generalizzato dei salari deciso dai governi – prima socialista, poi popolare – sotto dettatura di Fondo Monetario, Banca Centrale e Commissione Europea.
Sull’altro fronte, invece, le rendite da capitale sono cresciute almeno nel 2011 e nel 2012, rispettivamente del 5,1 e del 2,3%, superando da quando la crisi economica ha cominciato a manifestarsi il monte salari, 46,1 contro 44,2%.
Quando qualcuno dice, dai piani alti, che ricchi e poveri, imprenditori/speculatori e salariati devono collaborare perché ‘sono sulla stessa barca’ occorrerebbe rileggere bene i dati sulla distribuzione della ricchezza.
Nel resto dell’Unione Europea la situazione è abbastanza diversa: alla fine del 2012 i redditi da lavoro dipendente rappresentavano il 49,5% del totale del Prodotto Interno Lordo dei 27 stati membri, e le rendite da capitale ‘solo’ il 38,3%, mentre nei 15 paesi dell’Eurozona il rapporto era 50,4%/37,4%. Ma la media nasconde enormi differenze tra i paesi del nucleo dominante dell’Unione e i cosiddetti Piigs. No, non siamo tutti sulla stessa barca…
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