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L’UE non è riformabile, bisogna disobbedire

In Europa c’è un’alternativa di sinistra radicale, di rottura anticapitalista, di opzione internazionalista, antimperialista, femminista, ecologista … Però, se la sinistra radicale, com’è successo in Grecia, provoca una frustrazione, questa finestra si aprirà molto più verso l’estrema destra. Una forza di sinistra che vuole ottenere un cambiamento deve impegnarsi a disobbedire, a mobilitare la cittadinanza e a cercare la  solidarietà tra i popoli. Per i paesi periferici come la Grecia, la disobbedienza implica la sospensione del pagamento del debito per poter avere un margine di manovra per investire nella loro economia. È necessario, una correlazione di forze di fronte ai creditori per obbligarli a sedersi a un tavolo di negoziati.

In Europa c’è un’alternativa di sinistra radicale

Nel primo turno delle elezioni presidenziali in Francia, alla coalizione France Insoumise capeggiata da Melenchon sono mancati solo l’1,7% dei voti per passar al ballottaggio. Negli USA se Bernie Sanders fosse stato il candidato da contrapporre a Donald Trump, Sanders avrebbe vinto le elezioni. In Gran Bretagna al Partido Laburista di Corbyn sono mancati solo 800.000 voti per vincere sul Partito Conservatore. Corbyn ha fatto una campagna molto di sinistra, di rottura totale rispetto all’orientamento di Blair, optando per un orientamento  internazionalista della Brexit e una campagna economica di ri-nazionalizzazione. En la parte britannica dell’Irlanda, il Sinn Fein è passato da 4 a 7 deputati. Vale a dire che si mantiene in Europa una finestra ampiamente aperta verso un orientamento di sinistra radicale, di rottura anticapitalista, di opzione internazionalista, antimperialista, femminista, ecologista… Però, se la sinistra radicale, com’è successo in Grecia, provoca una frustrazione, questa finestra si aprirà molto più verso l’estrema destra.

Governi di cambiamento

Il problema è la capacità che ha lo Stato a tutti i suoi livelli di assorbire la sinistra radicale. A partire da maggio 2015 governi di cambiamento sono arrivati al potere a livello dello Stato spagnolo. Il problema è la capacità che ha lo Stato a tutti i suoi livelli di assorbire la sinistra radicale. Il margine di manovra dei municipi è molto limitato: la quantità di servizi che si potrebbero ri-municipalizzare è tremendamente limitata, perché l’obbligo di pagare il debito non permette di reinvestire nella ri-municipalizzazione in maniera significativa  questi servizi.

A Cadice si è tenuto il II Incontro Municipalista contro il Debito Illegittimo e i Tagli. Questa iniziativa proviene da un manifesto radicale che reclama l’audit  del debito per determinarne la parte illegittima. Allo stesso tempo, si fa appello ai municipi di forte cambiamento (Ahora Madrid, Barcelona en Común,..) ad unirsi ai piccoli e medi municipi strangolati dal debito per fare fronte comune rispetto al governo. Se i governi di cambiamento optano unicamente per gestire al meglio la miseria delle finanze pubbliche, la prospettiva sarà frustrante. Se questa buona gestione si combina con uno scontro con il governo, c’è l’alternativa.

Lezioni della capitolazione del governo di Alexis Tsipras in Grecia

Una forza di sinistra che vuole perseguire un cambiamento deve impegnarsi a disobbedire, a mobilitare la cittadinanza e cercare la solidarietà tra i popoli. Una forza di sinistra che vuole perseguire un cambiamento deve impegnarsi a disobbedire nel caso che arrivi al governo: disobbedire ai trattati della UE, ai dettami della Commissione Europea e dei creditori. Il caso greco è l’esatto esempio del contrario. Tsipras è riuscito a diventare Primo Ministro con un appoggio popolare molto forte pero ma ha puntato sul mantenimento dei buoni rapporti con la Commissione Europea attraverso i negoziati pensando che con il pagamento del debito si potesse arrivare ad una soluzione. Ma questo non è possibile: l’Unione Europea non è riformabile. Quello che può fare un governo di cambiamento è utilizzare il margine di manovra che gli concede l’appoggio popolare per affrontare la Commissione Europea con argomenti di giustizia sociale, di volontà di rompere con l’austerità. Cioè rimane l’opzione di disobbedire.

Una seconda lezione è che il governo di cambiamento deve impegnarsi a mobilitare la cittadinanza. Tsipras e Varoufakis viaggiavano non so quante volte al mese e vivevano in appartamenti di hotel  negoziando con la Commissione o con il FMI, senza mobilitare il popolo greco, senza fare appello ai popoli  d’Europa per solidarizzare con il popolo greco nell’affrontare Commissione Europea. Se Tsipras avesse informato, costantemente, del contenuto reale dei negoziati, se avesse chiamato a  mobilitarsi, se fosse stato disposto ad accettare visite di organizzazioni popolari di altri paesi, avremmo avuto un’altra situazione. La Grecia, uno dei paesi più deboli e periferici della zona euro, era in condizioni di vincere la battaglia contro la Commissione Europea, cominciando dal dichiarare la sospensione dei  pagamenti.

 

Tsipras ha svuotato le casse del Tesoro Pubblico, ha preteso che le amministrazioni pubbliche e le imprese pubbliche trasferissero la loro liquidità alla Banca Centrale per pagare il debito. Non aveva  denaro per iniziare un piano di emergenza umanitaria a un livello sufficientemente amlio. Tra febbraio e giugno 2015, la Grecia ha pagato 7000 milioni di debito ai suoi creditori senza ricevere neanche un centesimo di euro in contropartita. Intanto, la BCE ha fatto tutto quello che le permettono i propri statuti contro il governo di Tsipras. Prima, ha limitato la liquidità alle banche greche, stabilendo la liquidità d’emergenza che è molto più costosa. Alcuni mesi dopo, quando Tsipras ha convocato il referendum, la BCE ha chiuso totalmente la liquidità, anche quella d’emergenza. La BCE ha utilizzato tutti i meccanismi contro il governo di Tsipras mentre questo non ne ha utilizzato nessuno.

Per i paesi periferici come la Grecia, la disobbedienza implica la sospensione del pagamento del debito per poter avere un margine di manovra per investire nella propria economia. È necessaria una correlazione di forze di fronte ai creditori per obbligarli a sedersi a un tavolo di negoziati.

Questo dovrebbe essere combinato con altre misure unilaterali: controllo del capitale, socializzazione del settore bancario e aumento del deficit fiscale, per incrementare la spesa pubblica. Questo è possibile e necessario. È certo che potrebbe causare l’espulsione dalla zona euro, malgrado non esista una forma legale per questo, poiché è responsabilità di ciascun paese decidere se uscire o no dall’unione monetaria. È mia opinione che, prima di uscire dalla zona euro, bisogna disobbedire e aprire un margine dei manovra per attivare una transizione in cui ci sia una possibilità di accumulare forze e mantenere l’appoggio popolare utilizzando forme di mobilitazione, partecipazione e auto-organizzazione popolare.

 

È un’opzione radicale però un governo può prendere queste decisioni se è riuscito preventivamente a convincere la cittadinanza che questo è necessario: ci sono elementi strategici della vita attuale in società che devono essere ri-trasferiti al settore pubblico. Il servizio della sanità, l’istruzione, l’energia o il settore finanziario privato devono essere pubblici. I poteri pubblici hanno necessità di avere strumenti per investire massicciamente nella transizione  ecologica e questo implica socializzare il settore bancario.

L’UE non è riformabile. Si tratta di portare avanti una battaglia contro questa UE e mostrare ai popoli che ci sono la possibilità utilizzando la capacità di prendere misure sovrane unilaterali di scontro.

 * portavoce del CADTM (Comitato per l’abolizione del debito illegittimo) Internazionale e membro del Consiglio Scientifico di ATTAC Francia

Fonte: Manu Robles-Arangiz Institutua http://www.mrafundazioa.eus/es/articulos/toussaint

Traduzione di Rosa Maria Coppolino

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