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Siria: metà dei ‘ribelli’ sono jihadisti o estremisti islamici

Quasi la metà delle cosiddette forze ribelli che combattono ormai da più di due anni sul terreno militare il regime siriano è costituita da jihadisti e gruppi estremisti alcuni dei quali emanazione di Al Qaeda. Lo conferma uno studio condotto recentemente dall’istituto britannico di difesa IHS Janes, e pubblicato oggi dal quotidiano Daily Telegraph.

Questa ricerca, che sarà pubblicata nella sua interezza nei prossimi giorni, indica in 100.000 circa il numero complessivo dei miliziani impegnati nella guerra contro il presidente Bashar al Assad. Ma di questa galassia, che si estesa e articolata nel corso di questi due anni e mezzo di rivolta, fanno parte oltre 1.000 gruppi differenti.

Secondo gli esperti dell’IHS circa 10.000 uomini sono jihadisti combattenti in seno a gruppi legati ad Al Qaida, altri 30-35.000 sono islamisti membri di gruppi estremisti, che operano solo nel conflitto siriano.

“Se gli Occidentali dovessero apparire poco interessati a far cadere Assad, gli islamisti moderati si sposteranno, molto probabilmente, verso il campo degli estremisti”, mette in guardia Charles Lister, autore dello studio, confermando che “non corrisponde al vero l’idea che sono i gruppi laici a guidare l’opposizione”.

Dall’Onu oggi è stata ribadita e rinnovata la conferma che anche la bande dei miliziani ribelli compiono crimini di guerra. “Un’impennata di crimini e abusi commessi anche da gruppi armati anti-governativi si registra in Siria negli ultimi tempi, parallelamente al crescente afflusso di combattenti stranieri jihadisti, soprattutto nel nord del Paese” ha detto oggi a Ginevra il presidente della Commissione d’inchiesta sul conflitto siriano, il brasiliano Paulo Sergio Pinheiro, presentando un aggiornamento al suo ultimo rapporto dinanzi al Consiglio Onu per i diritti umani, riunito in sessione.

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