Le università elleniche sono al collasso: i tagli ordinati dalla troika impediscono ormai a molti atenei di iniziare quest’anno le attività accademiche. Alcune delle quali sono state bloccate dai singoli atenei come forma di pressione e protesta nei confronti dell’esecutivo. L’impatto dello schema di messa in mobilità dei dipendenti elaborato dal governo per ben otto atenei della Grecia sui 24 pubblici esistenti nel paese – denunciano amministratori e docenti – è devastante. Secondo i sindacati il trasferimento di 1.349 impiegati amministrativi, pari al 40% del personale, ad altre amministrazioni – in molti casi anticamera del loro licenziamento – ha di fatto lasciato gli atenei sguarniti, rendendo impossibile l’avvio e la gestione di qualsiasi tipo di attività.
I senati accademici dell’Università di Atene e del Politecnico della capitale hanno annunciato all’inizio della settimana di dover chiudere i loro atenei a causa della messa in mobilità di molta parte del loro staff, dagli archivisti ai contabili fino alle guardie notturne.
Il responsabile della Federazione ellenica dei professori universitari (POSDEP), Stathis Efstathopoulos, ha scritto una lettera al primo ministro Antonis Samaras nella quale parla di “università al collasso” e chiede un incontro urgente per “evidenziare nei dettagli la tragica situazione delle nostre università”.
Una situazione di incredibile degrado, e questo proprio quando i rappresentanti della troika, arrivati ad Atene per ribadire gli ordini impartiti negli ultimi anni al governo Samaras, si complimentano con la verve e la dinamicità del ministro per la Riforma Amministrativa. Il cui piano espelle dalla pubblica amministrazione 12.500 dipendenti quest’anno e altrettanti il prossimo, scatenando la protesta degli statali che da ieri sono impegnati nell’ennesimo sciopero generale di 48 ore.
Ma per la troika non basta: i rappresentanti di Fmi, Bce e UE hanno chiesto che anche 1700 impiegati nel settore dell’istruzione superiore vengano tagliati. I tagli colpiranno non solo l’Università nazionale Capodistriana e il Politecnico di Atene, ma anche l’Università di Economia e Commercio della capitale, l’Università Aristotele di Salonicco, e poi quelle di Creta, di Tessaglia, di Ioannina e di Patrasso.
Nell’ultima settimana tutti gli atenei hanno sospeso buona parte delle loro attività ordinarie. Il Senato Accademico dell’università di Ioannina ha annunciato che non accetterà nuove immatricolazioni. Il Senato accademico dell’Università Nazionale Capodistriana di Atene, la seconda per numero di iscritti in Grecia con 125 mila studenti e 2000 professori, ha comunicato l’imminente chiusura. Durante la sua sessione straordinaria di lunedì il Senato ha denunciato «l’oggettiva e assoluta impossibilità di svolgere le funzioni didattiche, di ricerca e amministrative». Ora rettori e docenti annunciano ricorsi alla magistratura contro le decisioni del governo telecomandato da Bruxelles. Ma da tempo sindacati e studenti denunciano le controriforme imposte dalla troika che di fatto rendono difficilissimo per i giovani greci accedere all’istruzione superiore. Esami di ammissione, elevate tasse di iscrizione, taglio dei servizi e altri meccanismi stanno da alcuni anni mirando all’assottigliamento del numero di giovani che dopo le scuole superiori possono permettersi di accedere all’università, mentre si fa sempre più insistente la propaganda sulla necessità di trovarsi un lavoro, quale che sia, il prima possibile, senza più ‘perdere tempo’ a studiare dopo i 18 anni.
Sta costando veramente cara, troppo cara, al popolo greco, la sua sottomissione ai diktat dell’Unione Europea.
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