Si ingarbuglia sempre di più la situazione in Grecia dopo l’omicidio da parte di un commando neonazista del rapper antifascista Pavlos Fyssas. Le indagini avviate tardivamente dal governo evidenziano ogni giorno nuove responsabilità degli squadristi di Alba Dorata e sempre più forti legami tra il movimento di estrema destra e pezzi importanti degli apparati statali – servizi di sicurezza in testa – nonché una fitta rete di sostegno e finanziamento che vede in prima fila importanti imprenditori ellenici.
Nei giorni scorsi, quando qualcuno nell’esecutivo di Antonis Samaras ha cominciato a parlare di azioni legali e giudiziarie non solo contro i responsabili diretti dell’omicidio ma anche contro Alba Dorata in quanto tale, dall’organizzazione neonazista sono partiti appelli al ‘sacrificio’ rivolti ai propri militanti o esplicite minacce di colpo di stato. Minacce poco credibili ma alle quali nelle scorse ore ha fatto seguito un inquietante comunicato emesso da un sindacato di militari greci della riserva, finora poco noto, che ha chiesto a sorpresa le dimissioni del governo composto da socialisti e centrodestra e la formazione di un governo di unità nazionale.
Il documento firmato dalla “Confraternita degli ufficiali e dei soldati riservisti delle Forze Speciali” (Keed, un sindacato di ex militari), pubblicato ieri sul sito dell’associazione, chiede «le dimissioni immediate del governo e la collaborazione del popolo con l’esercito» perché l’esecutivo «non è stato capace di offrire al popolo quanto previsto dalla Costituzione nei settori del lavoro, dell’istruzione, della salute, della giustizia e della sicurezza». I riservisti chiedono inoltre le dimissioni del presidente della Repubblica ed ex partigiano Karolos Papoulias, allo scopo di «facilitare gli sviluppi desiderati dal popolo».
Il testo è finito subito nel mirino della magistratura che ha convocato una riunione straordinaria della Areios Pagos (la Corte Suprema ellenica) nella cui sede blindatissima sono in corso da alcuni giorni gli interrogatori di decine tra testimoni e indagati dopo l’apertura di un’inchiesta a tutto tondo sulle attività illegali e criminali dei neonazisti.
Può essere anche un fuoco di paglia, ma la situazione del paese che più sta soffrendo le politiche omicide della troika sono sempre più allarmanti. La Grecia è stata costretta in pochi anni a smantellare lo stato sociale, a privatizzare il patrimonio pubblico regalandolo a multinazionali straniere, a tagliare salari e pensioni, mentre centinaia di migliaia di lavoratori nel settore pubblico e privato hanno perso il loro posto di lavoro. Il tutto in cambio di un risanamento dei conti pubblici che non c’è stato affatto, tant’è che oggi il debito pubblico del paese è anche superiore a quello che giustificò le prime misure di austerity e l’uscita dal tunnel della recessione non sembra all’ordine del giorno.
Il sistema politico nel suo complesso ha perso di credibilità e appeal, in particolare i socialisti che sono di fatto scomparsi dalla scena parlamentare, e milioni di voti sono in libera uscita. Moltissimi sono i greci che credono che una forza politica apertamente neonazista possa rappresentare l’auspicata svolta, nonostante che Alba Dorata abbia attaccato solo a parole ‘i nemici della Grecia’ sostenendo in realtà quasi tutte le misure di massacro sociale imposte dalla troika, cercando semplicemente di orientare il malcontento popolare verso immigrati e sindacati sviandolo da banche ed establishment.
In questi anni i nazisti, per il sistema in crisi, hanno rappresentato un utile diversivo, una valvola di sfogo e un elemento di stabilizzazione. Al contempo, le loro aggressioni e le loro scorribande hanno creato caos e scompiglio nel paese, obbligando i movimenti popolari e di sinistra alla difensiva e rafforzando in una parte dell’opinione pubblica la sensazione che ci sia bisogno innanzitutto di ordine. Esattamente ciò che i riservisti dell’esercito sottolineano nel loro comunicato.
Ora i 18 parlamentari di Chrysi Avgi (Alba Dorata) denunciano un ‘complotto’ nei loro confronti e minacciano di dimettersi in blocco – Berlusconi insegna – se verranno attuate misure contro il partito. Il che non sembra una gran mossa, visto che le elezioni dovrebbero essere convocate solo nei distretti elettorali rimasti vacanti, e non in tutto il paese.
Dopo aver lasciato fare i nazisti senza muovere un dito – anzi, accordando loro agibilità e impunità – l’esecutivo Samaras pensa forse ora, ottenuto il risultato sperato, di ridurre Alba Dorata ai minimi termini sul piano elettorale sperando in un travaso di voti verso le forze della destra più moderata. Ma si tratta di un gioco pericoloso, ora che i neonazisti hanno conquistato agganci e radicamento in settori importanti dello Stato e dell’establishment. Non è pensabile mettere fuori legge senza conseguenze una formazione che secondo i sondaggi precedenti all’omicidio di Fyssas viaggiava dal 10 al 13% dei voti, e addirittura intorno al 20% nella capitale Atene. Assai più di quell’impressionante 7% conquistato nelle elezioni dello scorso anno.
Non basterà cambiare qualche generale della Polizia o trasferire qualche dirigente locale tra quelli maggiormente in odore di complicità con gli squadristi.
Non basteranno neanche le pur partecipate manifestazioni simboliche di questi giorni a cancellare un fenomeno – quello dell’exploit della violenza squadrista – che sembra ormai radicato sulla scena politica ellenica. La sinistra ellenica è numericamente la più forte e radicata di tutto il continente europeo, ma sembra avere difficoltà, tranne in pochi casi, a concepire la pratica di un antifascismo militante associato a una proposta di uscita radicale dal sistema che ha prodotto una crisi il cui impatto sulla Grecia è stato pari a quello di una guerra. Le ambiguità di Siryza sulla riforma dell’UE e dell’euro non aiutano.
Soprattutto non basterà – e non è un problema solo della Grecia – un antifascismo “costituzionale” e basato esclusivamente su valori che la crisi ha svuotato di senso. Se la sinistra non sarà in grado di costruire una via d’uscita credibile e al tempo stesso di rottura e di nuova prospettiva, i suoi argomenti perderanno appeal e diventeranno sempre più attrattivi quelli di chi, sul libro paga dei capitalisti, indicherà il nemico nello straniero e nella sinistra stessa. E’ già successo in passato. E nulla vieta che possa succedere di nuovo, quali che siano le intenzioni degli apprendisti stregoni.
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