Guadagnare più di 600 euro di stipendio al mese, in Portogallo, è considerato dalla Troika e dal governo fantoccio di Lisbona un privilegio a cui rimediare immediatamente. Tant’è che Passos Coelho ha deciso che dal primo gennaio del 2014 gli stipendi dei dipendenti pubblici superiori a quella ‘stratosferica’ soglia verranno decurtati dal 2,5% al 12%. Naturalmente in nome del risanamento del debito e della restituzione alla troika dei ‘prestiti’ più gli interessi. Perchè i sacrifici enormi imposti al popolo portoghese in questi anni dovevano ridurre il deficit al 5,5%, ma naturalmente abbassandosi il gettito fiscale e la ricchezza prodotta il passivo è a quota 5,9%. A pagare saranno di nuovo i pensionati, i dipendenti statali e i cittadini generali, con decurtazioni agli assegni mensili e nuovi tagli ad un welfare ormai poco più che simbolico. I tagli invece non sono affatto simbolici, e neanche l’aumento di alcune imposte. Per indorare la pillola – un po’ di demagogia non guasta mai – il governo di destra ha anche proposto la sospensione dei vitalizi finora accordati agli eletti nelle istituzioni che guadagnino più di 2000 euro al mese. Insieme al licenziamento del 3% dei dipendenti pubblici e all’istituzione di una nuova tassa sulle automobili diesel.
Come le pagheranno i lavoratori portoghesi? Con quali soldi? Come si fa a sopravvivere con 600 euro al mese in un paese dell’Unione Europea dove la disoccupazione è al 17,4%? E non basta, perché è ancora in cantiere – dovrà decidere a breve la Corte Costituzionale di Lisbona – la proposta di aumentare da 35 a 40 ore l’orario settimanale dei lavoratori del settore pubblico e la riduzione del 10% delle pensioni degli ex dipendenti statali che superino i 600 euro. La troika ha anche ordinato la privatizzazione della Rete Energetica Nazionale.
Poco importa che i soldi rubati dalla troika ai lavoratori portoghesi saranno in buona parte destinati a salvare dal fallimento la Banif, il quinto gruppo finanziario del paese.
Nei prossimi giorni il principale sindacato portoghese, il comunista Cgtp, ha già indetto manifestazioni contro il nuovo salasso. Ma scioperi e manifestazioni non basteranno da soli ad evitare che il popolo portoghese sia sacrificato sull’altare dell’Unione Europea e degli interessi di una borghesia continentale che parla sempre più in tedesco.
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