Questa mattina un tribunale di Ankara era chiamato a giudicare un agente di polizia accusato di aver ucciso, lo scorso primo giugno durante una manifestazione antigovernativa, il giovane attivista Ethem Sarisuluk. L’agente, Ahmet Sahbaz, è accusato di aver sparato a bruciapelo contro il manifestante che protestava contro la selvaggia repressione scatenata dal governo liberal- contro il movimento nato a difesa del Gezi Park di Istanbul e contro le politiche autoritarie dell’esecutivo liberal-islamista di Erdogan e dell’AKP. Non sono solo le testimonianze dei compagni della vittima ad incastrare il poliziotto, ma anche numerosi filmati che lo ritraggono mentre avvicina Sarisuluk ed esplode alcuni colpi di pistola a bruciapelo prima di fuggire. L’udienza di stamattina si è svolta in un clima di fortissima tensione, visto che già nei mesi scorsi varie dichiarazioni delle autorità di polizia e politiche avevano teso a scagionare il poliziotto: l’aula del tribunale era letteralmente occupata militarmente da decine di poliziotti sparsi ovunque che avevano anche fatto sgomberare l’aula dal pubblico, mentre i reparti antisommossa blindavano gli ingressi del palazzo di giustizia di Ankara.
Durante l’udienza l’avvocato della polizia ha chiesto l’assoluzione del suo cliente in quanto avrebbe agito per legittima difesa e perché in pericolo di vita, e inoltre ha chiesto ed ottenuto che l’agente possa testimoniare in videoconferenza in collegamento dalla sua abitazione invece che comparire in aula. Ciò per tutelare la sua incolumità, visto che in una precedente udienza del processo, a settembre, il poliziotto omicida era stato individuato, riconosciuto e aggredito da alcuni compagni di Sarisuluk nonostante si fosse travestito e nascosto in mezzo al pubblico, e portasse baffi finti e una parrucca per non farsi riconoscere.
Tutto si è svolto in maniera abbastanza regolare finché i giudici, accogliendo le richieste dell’avvocato difensore e negando per l’ennesima volta l’arresto del poliziotto, hanno rinviato l’udienza al prossimo 2 di dicembre. E comunque il capo d’accusa è quello di “eccesso di legittima difesa” per il quale l’imputato rischia al massimo cinque anni di carcere.
Il che ha generato un’ondata di rabbia e di indignazione tra i genitori e i parenti del 26enne Ethem Sarisuluk che dai banchi del pubblico hanno cominciato a urlare ‘Vergogna’, ‘Assassini’ e vogliamo giustizia. Stessa reazione da parte delle circa 2000 persone che manifestavano davanti al palazzo di giustizia in risposta all’appello di numerose organizzazioni di sinistra e dell’opposizione (in piazza c’erano anche alcuni deputati del partito Chp).
Ai primi segni di dissenso da parte della piazza i reparti antisommossa hanno caricato duramente la folla che si assiepava dietro le transenne, utilizzando non solo i gas lacrimogeni a corta distanza ma anche i cannoni ad acqua. Numerose persone sono rimaste ferite ed alcune hanno perso conoscenza. Anche la madre del ragazzo morto a giugno, Sayfi Sarisuluk, è stata portata in ospedale a causa dei velenosissimi gas impiegati dalla Polizia addirittura all’interno della hall del tribunale per sgomberarla dai parenti e dagli amici della vittima che lanciavano slogan contro il regime. Secondo i media di sinistra turchi ci sarebbero tre feriti gravi e una ventina di manifestanti sarebbero stati fermati dalla polizia, alcuni addirittura prelevati da un ospedale dove avevano accompagnato alcuni dei feriti. Una della quali, una studentessa di soli 16 anni, è stata colpita agli organi genitali da una spoletta di un lacrimogeno sparata da distanza ravvicinata, il che le ha provocato una forte emorragia.
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