Ieri più di 30 milioni di aventi diritto erano chiamati a rinnovare metà della Camera dei deputati (127 seggi) e un terzo del Senato (24). Il partito della presidente Cristina Fernández si è confermato come prima forza politica dell’Argentina ma ha perso il controllo di alcune circoscrizioni chiave del paese, in particolare della provincia di Buenos Aires: è questo, secondo i risultati diffusi dopo la chiusura delle urne, l’esito delle elezioni legislative parziali di ieri.
Secondo i dati pubblicati dal ministero degli Interni, dopo lo scrutinio del 72% delle schede votate ieri, il Frente para la Victoria (FpV) che sostiene la Fernández ha mantenuto la maggioranza assoluta alla Camera con 131 seggi su 257. Il partito ha però subito una sconfitta nella provincia della capitale (che raccoglie il 40% dell’elettorato nazionale) ed in altre quattro tra le più popolose del paese. Nella provincia di Buenos Aires, la più importante del paese da un punto di vista economico e politico, il candidato del Frente Renovador Sergio Massa, ha superato il rappresentante del partito di governo Martin Insaurralde di circa 12 punti percentuali. Un successo netto, questo, che potrebbe lanciarlo come candidato dell’opposizione alle presidenziali in programma nel 2015. Elezioni alla quale sembra ormai quasi scontato che non potrà partecipare la Fernandez de Kirchner, operata l’8 ottobre scorso a causa di un ematoma cerebrale e tuttora in fase di convalescenza.
Oggi il quotidiano Clarin, parte di una delle cordate economico-politiche più ostili a Nestor Kirchner e poi alla moglie Cristina (eletta presidente nel 2011 con il 54% dei voti), scrive che “il kirchnerismo ha subito una disfatta nei distretti più importanti del paese”. Con Cristina Kirchner assente dallo scenario politico da alcune settimane, a sostituirla è stato il governatore di Buenos Aires, Daniel Scioli, alleato ma anche rivale della “presidenta”. A guadagnarci è stato l’ex alleato ed ora rivale Sergio Massa, giovane e rampante.
Anche nella provincia industriale di Cordoba si è imposta un’altra formazione peronista dissidente, mentre i socialisti sono arrivati in testa nella provincia di Santa Fe, la regione delle coltivazioni di soja. L’affluenza al voto è stata del 75% e per la prima volta, grazie ad una legge fortemente voluta proprio dal governo, hanno potuto votare anche i sedicenni.
Da segnalare il buon risultato del Fronte della Sinistra Rivoluzionaria – un’alleanza di tre partiti di estrema sinistra – che ha conquistato a livello nazionale il 5,17% e circa 1.100.000 voti, eleggendo tre deputati e numerosi consiglieri provinciali.
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