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“Madiba”, un rivoluzionario

Nelson Mandela, “Madiba” per il suo popolo, era nato nel 1918. Decise di studiare legge e si impegnò nell’attività politica contro il durissimo regime dell’apartheid che segregava su basi razziali la maggioranza nera del paese. Nel 1942 entra nell’African National Congress – e fonda l’associazione giovanile Youth League. Nel 1948 insieme al compagno e avvocato Oliver Tambo costituiscono un ufficio legale per l’assistenza gratuita a basso costo a molti neri privi di qualsiasi tutela legale.

Mandela viene processato per tradimento fra il 1956 e il 1961. Nel 1960, diventa responsabile dell’ala militare dell’African National Congress: il Umkhonto we Sizwe (la Lancia della Nazione). Nell’agosto 1962 Nelson mandela fu arrestato insieme ad altri attivisti, condannato all’ergastolo nel 1964 e rinchiuso per quasi 28 anni nell’isola-prigione di Robben Island. Nel 1985 rifiutò la libertà condizionata propostagli in cambio della rinuncia alla lotta armata. Nello stesso anno il movimento contro l’apartheid scatena una vasta offensiva di iniziative nel paese ma nel giro di due anni subisce una dolorosa e sanguinosa sconfitta. Il movimento estende a livello internazionale la sua azione lanciando una vasta campagna di boicottaggio delle merci e dell’economia del Sudafrica.

Mandela viene scarcerato, anche grazie ad una enorme campagna internazionale, l’11 febbraio 1990, su decisione dell’allora presidente sudafricano F. W. De Klerk e su pressione degli Stati Uniti, che ormai intravedono la loro vittoria nella guerra fredda globale contro l’Urss. Mandela si candida contro De Klerk per la carica di presidente del Sud Africa e vince le elezioni dl 1994, diventando il primo presidente nero del paese. Come presidente, dal maggio 1994 al giugno 1999, istituisce la Truth and Reconciliation Commission, la Commissione per la Verità e la Riconciliazione. Vengono celebrati centinaia di processi in tutto il paese contro i crimini commessi durante il regime dell’apartheid, l’unica condizione per poter usufruire dell’amnistia è la confessione dei crimini commessi. Una scelta questa che evita uno scontro diretto tra l’apparato militare e razziale del Sudafrica “bianco” e il movimento popolare dei neri sudafricani. Sarebbe stato un bagno di sangue al quale il movimento nero non era preparato. Ma questa decisione suscita anche critiche per aver accettato il compromesso con un regime sanguinario e oppressivo. Una scelta che porta alla rottura tra Madiba e la moglie Winnie (anche lei attivista politica).

Oggi il Sudafrica ha dichiarato il primo di molti giorni di lutto nazionale, che si concluderà dopo i funerali di Stato, la cui data però non è stata ancora annunciata “Al di là degli annunci istituzionali, la gente qui non è andata a lavorare e le scuole sono praticamente chiuse. In molti sono ancora scioccati per la notizia che, anche se attesa – Mandela era malato da tempo – ha comunque colpito profondamente i sudafricani” dice un religioso attivo nella immensa baraccapoli di Soweto ai margini di Johannesburg.

Secondo il South African Institute of Race Relations, il reddito pro capite dei neri sudafricani è ancora sei volte inferiore rispetto a quello dei bianchi. “Le disuguaglianze sociali restano un nodo irrisolto, è vero. I governi dell’African National Congress che si sono succeduti dopo la presidenza di Mandela non hanno fatto tutto quello che avrebbero potuto. Anche per Madiba, però, non sarebbe stato facile. E il divario tra i ricchi e i poveri non è un problema solo sudafricano ma globale” commenta all’agenzia Misna il direttore della Southern Cross, Gunher Simmermacher: “Di sicuro è un paese meno unito di quanto non fosse durante la sua presidenza. È finita la luna di miele con la democrazia e sono tornati a farsi sentire i problemi. Penso alla diffusione dell’Aids o alla corruzione, un fenomeno contro il quale Mandela si impegnò a fondo”.

Negli ultimi anni si è cercato di disinnescare la figura rivoluzionaria di Nelson Mandela facendone una icona del pacifismo e della convivenza, usandolo come testimonial per campagne umanitarie ma depotenziando completamente il piano politico e rivoluzionario della sua vita e della storia. Il partito di Mandela, l’African National Congress che ha guidato la lotta contro l’apartheid in Sudafrica, è stato rimosso dall’elenco delle organizzazioni considerate terroristiche dal governo degli Stati Uniti solo nel 2008.

Il 28 marzo 2013 Mandela era stato ricoverato a Pretoria per una grave infezione polmonare e dimesso il 6 aprile, Madiba è tornato in ospedale l’8 giugno e le sue condizioni sono peggiorate di giorno in giorno. Il 18 luglio aveva compiuto 95 anni. E’ morto un gigante, è morto un rivoluzionario.

 

 

 

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