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Il Cairo, l’assedio costituzionale alle università

Quattro dita, non forconi nella piazza universitaria egiziana. Accade al Cairo e Giza dove si tenevano sit-in per ricordare l’assassinio di fine novembre degli studenti Mohamed Reda e Abdel-Ghany Mahmoud. Assieme a migliaia di colleghi i due giovani protestavano contro la possibilità sancita dalla nuova Carta Costituzionale di considerare ogni riunione all’aperto, finanche un assembramento di persone, un pericolo per la nazione consentendo a polizia ed esercito ogni intervento. E così spazzando la piazza, fermando, arrestando, uccidendo la coppia è rimasta sui selciati della Città Studi e di Al-Ahzar.
La repressione si reitera da giorni dopo che le proteste non si sono più fermate dalle settimane estive e molte migliaia di oppositori sono finiti in carcere. Lunedì reparti antisommossa hanno nuovamente assediato gli universitari d’ingegneria fin dentro la facoltà.
Per occupare la cittadella ormai non servono permessi di rettori o magistrati, il ministro dell’Interno e lo stesso capo degli ‘uomini in nero’ possono decidere e operare. Lo stato d’assedio diventa permanente nell’Egitto salvato dal “golpe di Al-Sisi”. Un comunicato della prestigiosa università islamica cairota sostiene che tutto è sotto controllo,
 gli esami della sessione invernale inizieranno a fine dicembre. Eppure la protesta e i segni di rivolta crescono. Occupare le facoltà comporta l’arresto prim’ancora della perdita dell’anno accademico però i giovani oppositori al governo paramilitare non scartano questa possibilità. “Non è in gioco l’anno accademico, è in gioco la libertà della nazione” hanno scritto sui social network.
Scontri con lanci di gas e bottiglie incendiarie si sono protratti per l’intera giornata di martedì attorno agli edifici d’ingegneria, alle strutture annesse, laboratori e foresterie. Per il fine settimana sono attese ulteriori azioni. Gli “studenti contro il colpo” non temono galere.

Un altro video: http://english.ahram.org.eg/NewsContentMulti/88567/Multimedia.aspx

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