La sindaca curda ha avviato da alcuni giorni uno sciopero della fame contro la barriera che il governo di Erdogan sta erigendo lungo il confine tra Turchia e Siria, accusando Ankara di costruire un “muro della vergogna” senza tra l’altro informare le autorità locali.
Ayse Gokkan, del partito curdo per la pace e la democrazia Bdp, protesta così già da una settimana contro il muro che secondo lei non ha tanto l’obiettivo di proteggere i confini dagli ingressi illegali dei profughi siriani o dai miliziani di Al Qaeda. Ma che ha lo scopo di separare i curdi.
Ankara teme infatti che l’autonomia e l’autogoverno conquistate nel nord della Siria dalle popolazioni curde in lotta contro le milizie islamiste spesso sostenute proprio dalla Turchia, possano contagiare anche le comunità curde all’interno del proprio territorio. Proprio in questi giorni le milizie di autodifesa dell’YPG hanno conquistato nuovi centri strappandoli alle bande fondamentaliste piene di jihadisti provenienti da tutto il mondo arabo e islamico.
Il governo ha negato di stare costruendo un “vero e proprio muro”, ma da alcune settimane una barriera di filo spinato alta alcuni metri è in costruzione vicino alla cittadina di Nusaybin, circa 80 mila abitanti, situata nella regione curda della Turchia al confine con la Siria, a poche centinaia di metri da Qamishli, capoluogo del Rojava, il Kurdistan Occidentale immediatamente dall’altra parte.
Ieri il vicepremier Bulent Arinc ha detto che le autorità di Ankara stanno semplicemente sovrapponendo filo spinato a una struttura esistente, ma testimoni hanno riferito che i lavori vanno avanti alacremente, con gli operai che versano cemento su una struttura d’acciaio alta due metri mentre nella zona il governo ha inviato numerosi poliziotti e militari.
Tra l’altro, secondo informazioni diffuse tempo fa dallo stesso esecutivo turco dell’Akp, è in cantiere l’allungamento della ‘barriera’ ad una parte consistente dei 910 chilometri di frontiera tra Siria e Turchia. Un progetto simile è stato annunciato in un’altra area di confine turca, nella provincia di Hatay (Antiochia), abitata da una popolazione di origine siriana, per lo più alevita e cristiana.
Una buona parte degli abitanti di Nusaybin è curda, ed ha parenti e amici dall’altra parte del confine, Gokkan denuncia che il muro dividerà la gente. “E’ un muro della vergogna che viene costruito nel 21esimo secolo” ha denunciato alle agenzie di stampa la sindaca che ha deciso di portare avanti la sua protesta in un campo minato vicino al posto di confine, aggiungendo che è “inaccettabile costruire un muro in mezzo al popolo curdo. Come il muro di Berlino, questo muro diventerà una macchia nella storia dell’umanità” ha detto.
Ancora più esplicito era stato nei giorni scorsi il copresidente del Partito per la Pace e la Democrazia, Gultan Kisanak: «Se la Turchia vuole diventare Israele, allora i curdi diventeranno Palestinesi».
Lo sciopero della fame di Ayse Gokkan non è l’unica forma di protesta in cantiere. Domenica scorsa le forze dell’ordine turche hanno lanciato lacrimogeni contro la folla che gettava sassi e molotov a Cizre, presso il confine. Una protesta analoga è andata in scena anche dall’altra parte della barriera, sul versante siriano.
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