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Kiev: la destra Usa in piazza coi filo Ue

Sembrava placarsi la tensione in Ucraina dopo gli scontri dei giorni scontri. Ma all’intervento dell’Unione Europea a fianco delle forze politiche di opposizione al governo Yanukovich ora sempre essersi sommato un esplicito intervento anche degli Stati Uniti.
Il protagonista della manifestazione di piazza ‘euromajdan’ sembra essere diventato uno dei più noti esponenti della destra statunitense. Arrivato a Kiev John McCain ha rivolto numerosi appelli ‘all’indipendenza dell’Ucraina’, ha incontrato la figlia di Yulia Tymoshenko – la “prigioniera politica” in realtà condannata per reati di corruzione – ed ha promesso che gli States agiranno per proteggere la libertà dei cittadini ucraini che protestano. La piazza, popolata dalle varie organizzazioni della destra liberista e nazionalista e da quella apertamente fascista ha acclamato McCain e gli altri rappresentanti politici accorsi dall’occidente a sostenere la causa degli ucraini che vogliono che il loro paese firmi un trattato di associazione con l’Unione Europea che manderebbe in cenere la già disastrata economia dell’ex repubblica sovietica. Insieme a McCain, il repubblicano che nel 2008 sfidò Obama per la Casa Bianca, anche un senatore democratico del Connecticut, Chris Murphy. “Il vostro destino è in Europa” ha urlato dal palco il leader della destra statunitense ad alcune centinaia di migliaia di persone accorse ad ascoltare il suo intervento nella Piazza dell’Indipendenza di Kiev, promettendo che il Congresso di Washington “prenderà misure concrete contro il regime ucraino se deciderà di reprimere il dissenso”, anche a costo di “adottare possibili sanzioni”. Poi il repubblicano ha arringato la folla affermando che “L’Ucraina migliorerà l’Europa e l’Europa migliorerà l’Ucraina”. Dimostrandosi assai preparato McCain ha terminato il suo comizio citando un poeta ucraino del XIX secolo, Taras Shevchenko: “Amate la vostra Ucraina, amatela nei momenti crudeli, pregate Dio per lei”. 

Dall’altra parte il governo russo ha affermato di non aver mai minacciato l’Ucraina di adottare sanzioni nel caso in cui Kiev firmasse un accordo di cooperazione con l’Unione europea. “Non abbiamo ricattato nessuno” ha tuonato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che poi ha spiegato che naturalmente se il paese entrasse nell’orbita di Bruxelles potrebbe perdere il suo status privilegiato nelle relazioni commerciali con Mosca.

Il tutto dopo che ieri sulle agenzie internazionali era tornata a rimbalzare la notizia che Mosca concederà a Kiev un prestito da 15 miliardi di dollari e uno sconto del 25% sul prezzo del gas importato dalla Russia (Yanukovich è a Mosca per incontrare Vladimir Putin proprio in queste ore). Per molti esperti, anche non necessariamente filo russi, l’Ucraina è sull’orlo del default, a causa in particolare delle spericolate politiche realizzate durante il governo di quella che la stampa occidentale continua a considerare una sorta di eroina, Yulia Tymoshenko. Uno dei principali timori del governo di Kiev riguarda la struttura delle esportazioni, con 7 miliardi di dollari di export verso la Russia e solo 2,5 verso l’Ue, oltre a un’industria abbastanza obsoleta di costruzione di macchinari, che nel caso di un’apertura al mercato europeo non sarebbero più concorrenziali.

L’esecutivo del primo ministro Mykola Azarov rimane per ora fedele alla sua promessa di non reprimere la protesta filoeuropea, sperando che si spenga da sola. Pochi giorni fa l’esecutivo centrale ha anche rimosso quattro alti funzionari, tra i quali il sindaco della capitale, accusati di aver usato la mano troppo pesante nei confronti della rivolta – da settimane manifestanti e milizie di partito occupano il municipio, la sede nazionale dei sindacati ed altri edifici pubblici – ed ha annunciato un rimpasto di buona parte dei componenti del governo per venire incontro ad alcune delle richieste della piazza.
Il primo ministro aveva anche annunciato che se l’Unione Europea avesse ridotto le sue pretese di natura economica e politica il suo governo sarebbe stato disponibile a riconsiderare l’opportunità di firmare il trattato di associazione dal quale si era ritirato nelle scorse settimane, ma stavolta la doccia fredda è venuta proprio da Bruxelles i cui funzionari hanno annunciato la sospensione delle trattative. Mossa che insieme all’andirivieni di politici di peso europei e statunitensi a Kiev sembra dimostrare una volontà de stabilizzatrice da parte di Unione Europea e Stati Uniti nei confronti del paese spaccato a metà e sull’orlo di una possibile guerra civile.
Sul fronte opposto l’Unione doganale fra Russia, Bielorussia e Kazakhstan, zoccolo duro della futura Unione euroasiatica perseguita da Putin, discute già la creazione di una zona di libero scambio con Vietnam, Nuova Zelanda e alcuni paesi dell’Europa occidentale che non fanno parte della Ue, in particolare Svizzera e Norvegia. E’ quanto ha detto il ministro russo Lavrov durante una intervista alla tv statale Rossia 24. Il capo della diplomazia russa ha auspicato anche negoziati per un accordo di libero scambio tra l’Unione doganale euroasiatica e l’Asean, l’associazione dei Paesi del sud-est asiatico. 

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