La polizia turca ha compiuto all’alba di oggi una maxioperazione a Istanbul e Ankara che ha portato finora all’arresto di ben 37 persone per corruzione e turbativa d’asta. Tra gli arrestati eccellenti figurano i figli di tre ministri del governo turco di Recep Tayyip Erdogan attualmente in carica. Si tratta di Baris Guler, figlio del ministro degli Interni Muammer Guler, Salih Kaan Caglayan, figlio del titolare dell’Economia Zafer Çaglayan, e di Abdullah Oguz Bayraktardek, figlio del ministro dell’Ambiente Erdogan Bayraktar, tutti e tre accusati di corruzione.
Ma i nomi eccellenti tra gli arrestati sono anche altri, come quello del magnate delle costruzioni – a Roma diremmo palazzinaro – Ali Agaoglu, del direttore generale di Halkbank (una delle maggiori banche del paese) Süleyman Aslan, dell’imprenditore azero Reza Zarrab, del presidente del municipio di Fatih (quartiere nel cuore in Istanbul), Mustafa Demir, oltre ad alti funzionari dei ministeri dell’Ambiente e dell’Economia.
In carcere sono finiti anche il direttore generale del ministero dell’Ambiente Mehmet Ali Kahraman, il consigliere del minsitro Sadik Soylu, e gli assistenti di Çaglayan, Mustafa Behçet Kaynar e Onur Kaya. Gli arrestati sono accusati di aver versato e intascato tangenti e di aver ricevuto permessi edilizi per aree protette in cambio di denaro.
Il ministro degli Interni ha cancellato la visita a Sofia prevista per oggi, e anche quello dell’Economia ha annullato i suoi impegni pubblici. Alla guida dell’operazione che colpisce frontalmente l’esecutivo Erdogan, la sua credibilità e il suo blocco di potere religioso-affaristico, il procuratore Zekeriya Öz, noto al grande pubblico turco per la sua inchiesta sulla presunta rete laicista e di destra denominata “Ergenekon”, accusata di aver tramato per rovesciare il governo liberal-islamista, che ha portato alla condanna a pesanti pene di militari, politici e giornalisti.
Secondo alcuni analisti gli arresti di oggi sarebbero il risultato di uno scontro di potere all’interno del mondo politico turco tra gli ambienti vicini al premier Erdogan e quelli fedeli a Fethullah Gulen, a capo di un impero religioso-economico impiantato sia in Turchia che negli Stati Uniti. Mentore e principale alleato di Erdogan per molti anni, Gulen negli ultimi mesi si è messo in rotta di collisione con il primo ministro di Ankara.
Per ora la procura non ha fatto dichiarazioni sull’operazione, che scaturirebbe da tre diverse inchieste e ed è basata su operazioni di sorveglianza in corso da un anno circa.
L’inchiesta di fatto dimostra legami fortissimi tra il blocco di potere sulla quale il primo ministro Erdogan ha basato la sua ascesa nel panorama politico turco e una vasta rete di corruzione all’interno delle istituzione e del mondo economico.
Esattamente quanto denunciano da tempo movimento sociali, sindacati, comitati di urbanisti ed architetti. Una protesta sommersa a lungo ma che alla fine di maggio la selvaggia repressione delle forze di sicurezza contro gli occupanti di Gezi Park a Istanbul trasformarono in una rivolta di massa.
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manuela
E noi continuiamo a dormire!!!