La ruota della storia gira all’indietro. Dopo 150 anni dalle denunce del romanzo sociale di scrittori come Charles Dickens, le autorità nel mondo anglosassone tornano a punire con la prigionia quello che ritengono il peccato più grave che si possa commettere: non rimettere i propri debiti. Lo rende noto il sito Wallstreetitalia.com riprendendo un articolo di Michael Krieger.
Gli Stati Uniti che già possono contare sul triste record del 25% della popolazione detenuta a livello mondiale, stanno creando delle vere e proprie prigioni per i debitori. Una misura che era sopravvissuta solo in alcuni stati americani e in Grecia. Chi fa o non riesce a pagare multe scadute o tasse legate a spese giudiziarie, sostenute anche solo per semplici infrazioni stradali, rischia dunque di essere sbattuto in carcere negli Stati Uniti.
Si ritorna così alle prigioni che fiorirono negli Stati Uniti e in Europa occidentale oltre 150 anni fa. Quando la povera gente e i titolari di aziende in rovina venivano rinchiusi in prigione, finché non venivano saldati i loro debiti. Secondo il Centro Brennan per la giustizia e l’American Civil Liberties Union (ACLU) queste misure stanno rinascendo e vengono attuate in alcuni tribunali locali degli Stati Uniti. Hanno infatti scoperto che ben sette sulle undici contee prese in esame hanno creato, de facto, “prigioni dei debitori”, nonostante i chiari “divieti costituzionali e legislativi”. Nella seconda metà del 2012, ad esempio, nella Contea di Huron, il 20% degli arresti sono stati dovuti a mancati pagamenti delle ammende; mentre
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