Nella seconda città tedesca per popolazione e importanza da alcune settimane è in corso una protesta da parte degli ambienti antagonisti che ha convinto le autorità cittadine a instaurare una vera e propria “zona rossa”, blindando una parte importante della città all’interno del quale è diventato impossibile manifestare o protestare. Un vero e proprio ‘stato d’assedio’, denunciano varie realtà sociali e politiche della sinistra, intollerabile in un territorio sottoposto da tempo ad una incessante opera di gentrificazione dei quartieri e delle aree popolari e dove di fatto è diventato impossibile esprimere il proprio dissenso. Nella cosiddetta “area di pericolo” (così è stata soprannominata la zona interdetta) qualsiasi cittadino può essere arrestato anche in assenza di elementi che possano attirare l’attenzione dei poliziotti, che hanno militarizzato a migliaia l’area di Amburgo e organizzato numerosissimi posti di controllo.
Ad Amburgo nelle ultime settimane la relativa ‘pace sociale’ è stata rotta da alcune mobilitazioni che evidentemente le classi dirigenti locali e nazionali non hanno gradito. Tutto è iniziato con alcune mobilitazioni da parte dei richiedenti asilo del collettivo ‘Lampedusa ad Amburgo’ che ha portato in piazza i migranti con manifestazioni, occupazioni e forme di resistenza passiva alle espulsioni di cittadini stranieri, alcuni dei quali provenienti dall’isola siciliana.
Poi il 21 dicembre, una grande manifestazione è scesa in strada a difesa del centro sociale Rote Flora- uno spazio sociale occupato dal 1989 – che l’amministrazione vuole sgomberare e mettere all’asta. Il corteo prenatalizio è sfociato in violenti scontri ai quali si sono sommate anche le proteste contro l’abbattimento di ben 110 appartamenti nel popolare quartiere di St. Pauli dove il comune vuole edificare uffici e appartamenti di lusso. Contro i diecimila manifestanti scesi in piazza il 21 dicembre la polizia ha usato non solo i manganelli ma anche gli idranti e gli spray urticanti, e molti dimostranti sono rimasti feriti o sono stati arrestati.
Secondo la polizia una settimana dopo gli scontri, poco prima di capodanno, alcuni gruppi di appartenenti alla sinistra radicale avrebbero preso di mira il commissariato di Davidswache. Il che è servito a giustificare nuove misure repressive, denunce e l’instaurazione appunto della ‘zona rossa’ di cui sopra. Ma le forze antagoniste della città contestano il fatto stesso che si siano verificati attacchi nei confronti dei commissariati, di cui la polizia non ha voluto – o potuto – fornire alcuna prova nonostante la città sia piena di videocamere. E anche alcuni avvocati hanno presto confermato che almeno uno dei due presunti episodi non era mai avvenuto.
Nonostante il clima plumbeo, manifestazioni contro i continui controlli e le restrizioni al diritto di esprimere il proprio dissenso si sono svolte ad Amburgo il 5 e poi il 6 gennaio. Gli attivisti hanno protestato a piccoli gruppi all’interno della zona interdetta esponendi cartelli e striscioni e urlando slogan, ma hanno dovuto fare ancora i conti con la polizia che ha operato decine di fermi, alcuni dei quali poi trasformati in arresti.
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