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Germania in deflazione, l’austerity punisce Berlino

E’ piaciuta tanto, ma proprio tanto, l’austerità contro Atene, Madrid, Dublino, Roma e Lisbona. Ne ha fatto le spese tutta Europa, ben presto, con scambi e produzione in rapida diminuzione per una “stretta” che in tempi di crisi si dice “pro-ciclica”. Ovvero che aggrava tendenze già in atto, questa volta negative. L’inflazione – bestia nera dei liberisti teutonici e non solo – è stata combattuta talmente bene che in tutta l’Unione Europea, con o senza moneta unica, la dinamica dei prezzi è scesa intorno o sotto lo zero. Una jattura rara, in economia, perché se i prezzi calano si rinviano gli acquisti in attesa che calino ancora, gelando la produzione (non si produce sapendo che si incasserà meno) e facendo salire il lavore relativo dei debiti.

Non fa nulla, rispondevano da Berlino sia Angela Merkel che il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann. Oltre naturalmente al cerbero dell’economia, Wolfgang Schaeuble, che ancora ieri minacciava i greci “invitandoli” a non votare Tsipras o chiunque altro non gia garanzia d’essere un fedele esecutore delle direttive della Troika (Ue, Bce, Fmi).

Ora Berlino vede la marea nera della deflazione tornare in casa. L’istituto di statistica Destatis, il gemello tedesco dell’Istat, ha rilevato che l’indice armonizzato europeo di dicembre è stato pari a +0,1%, mentre soltanto il mese prima faceva acora segnare un comunque timido +0,5%. Il giudizio finale, a consuntivo (e non per stima, come il dato di oggi) arriverà dopodomani, quando Eurostat – comunicherà la stima flash per i 19 Paesi dell’eurozona.

Gli spagnoli stanno già sotto d,ell’1,1%, con una dinamica molto accelerata verso il basso. All’origine di questa accelerazione c’è addirittura una “buona notizia” – per i paesi consumatori di energia importata – come la caduta del prezzo del petrolio. Ma quell’intelligentone di Jens Weidmann, pur costretto dai dati ad ammettere che un “rischio di deflazione ora c’è”, ha comunque dichiarato che “non fa niente”, anzi può essere un beneficio. Bontà sua ha aggiunto: “se ciò avviene per un periodo limitato”. Straordinario, un governatore di banca centrale che, davanti alla deflazione, invita tutti a incrociare le dita e sperare bene…

A questo punto non ci sono molti dubbi sul fatto che la prossima riunione del Consiglio direttivo della Bce – il prossimo 22 gennaio – diventi decisiva per far finalmente partire il “quantitative easing” europeo comprensivo di acquisti titoli di stato. Non che questo serva a uscire dalla crisi sistemica, naturalmente, ma almeno metterebbe l’area europea alla pari con i competitor occidentali – Usa, Giappone, Gra Bretagna – sul piano della politica monetaria “espansiva”.

Naturalmente tutti sanno che l’intelligentissimo Weidmann proverà ancora a frenare o rinviare la decisione, perché il 25 i greci andranno a votare per il loro nuovo parlamento; e quindi per scegliere il nuovo governo. E Berlino non vorrebbe che ci andassero con meno terrore per le conseguenze di una “scelta sbagliata secondo la Troika”, ovvero con la certezza che la politica monetaria sarà meno “stringente”.

Se neanche la deflazione in casa fa ragionare questa gente, per l’Unione Europea si preparano tempi tragici…

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