Ancora scontri violenti in Bangladesh e repressione delle proteste dei lavoratori da parte delle forze di sicurezza.
Ieri una giovane operaia è morta in una grande fabbrica calzaturiera nella città portuale di Chittagong, la seconda del paese per popolazione e importanza.
Da giorni 5000 lavoratori impiegati nella fabbricazione di scarpe nella Zona industriale gestita da aziende sodcoreane stanno protestando dopo che si sono diffuse voci su possibili tagli salariali e un ridimensionamento dei benefici aggiuntivi di cui godono i lavoratori impiegati in queste aziende rispetto al resto degli operai bangladesi.
La polizia industriale, corpo addetto alla sicurezza all’interno delle imprese e soprattutto al controllo dei dipendenti, si è scontrata con gruppi di lavoratori che secondo il responsabile locale della sicurezza, Tofael Ahmed, stavano devastando l’impianto, di proprietà del colosso dell’abbigliamento e degli accessorio Youngone, e ha aperto il fuoco contro di essi. Colpita alla testa la 18enne Parvin Akhter è morta poco dopo il suo ricovero in ospedale. Anche altri operai sono rimasti feriti. Contro i lavoratori e le lavoratrici la polizia ha usato gas lacrimogeni e proiettili di gomma, ma anche – secondo i testimoni – pallottole vere.
La notizia della morte della compagna di lavoro ha ulteriormente accresciuto la rabbia degli operai che avrebbero devastato e incendiato aree dello stabilimento.
L’uccisione di oggi, in un settore produttivo problematico ma meno “caldo” di quello dell’abbigliamento, dove estese proteste si susseguono da tempo anche in Bangladesh, segue quello di cinque operaie tessili in Cambogia, venerdì scorso, da parte della polizia militare.
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