Sembravano essersi placate, dopo le grandi manifestazioni dei mesi scorsi e gli scontri che avevano scioccato il Brasile, le proteste contro il governo, la corruzione e in particolare lo sperpero di denaro pubblico per la realizzazione delle infrastrutture necessarie alla celebrazione dei mondiali di calcio di quest’anno.
Ma evidentemente si trattava solo di una tregua. A cinque mesi dall’inizio della competizione ieri sera parecchie migliaia di persone sono scese in piazza in varie città del Brasile per dire no ai Mondiali. Non si sono viste le enormi folle del giugno dello scorso anno, e a volte solo poche centinaia di dimostranti, ma comunque la giornata di ieri è il segno che la rabbia e il malcontento covano sotto la cenere.
L’appello degli organizzatori denuncia, tra le altre cose, il moltiplicarsi delle spese previste per il campionato e si schiera contro la corruzione e il nepotismo nella pubblica amministrazione, che ha fatto si che gli appalti per le grandi opere necessarie ai mondiali andassero ad aziende favorite solo perché molto generose con i vari responsabili politici imponendo alla società brasiliana costi più che raddoppiati a fronte di infrastrutture scadenti e inadatte.
“E’ assurdo che il Brasile organizzi una Coppa del Mondo quando ci sono enormi problemi nella sanità, nell’istruzione e le case sono in condizioni pessime. A San Paolo ma soprattutto nel Nord Est” ha spiegato ai media un manifestante sceso in strada nella maggiore città del paese.
Marce si sono svolte in una decina di città del grande paese, tra esse Curitiba, Brasilia, Porto Alegre e Belo Horizonte. Generalmente le manifestazioni si sono svolte in maniera pacifica ma in alcune città si sono concluse con duri scontri e arresti, e alla fine il numero dei dimostranti fermati è stato addirittura di 143. La maggior parte di questi – 128 – a San Paolo, dove al termine del corteo un gruppo di giovani ha assaltato banche e concessionari di automobili, attaccando anche un veicolo della polizia e saccheggiando un McDonald’s. La Polizia Militare ha reagisto col lancio di gas lacrimogeni.
A Natal, nello stato del Rio Grande del Nord, 15 persone sono state arrestate durante le proteste davanti allo Stadio Arena das Dunas, inaugurato mercoledì scorso dalla presidente brasiliana Dilma Rousseff.
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