Alla vigilia dell’annuale Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, un appuntamento rilevante nell’agenda della politica militare europea ed atlantica, il ministro degli esteri tedesco, il “socialdemocratico” Steinmeier, ha rilasciato una importante e inquietante intervista alla Suddeutsche Zeitung. “I principali conflitti del mondo si spostano sempre più vicino all’Europa e le loro conseguenze si fanno sentire immediatamente in Germania” ha detto Steimeier, che poi ha precisato: “La Germania è troppo grande per limitarsi a commentare la politica globale”.
Steinmeier ha sottolineato anche la crescente aspettativa che compete alla Germania insieme con la propria forza economica. A marzo dello scorso anno, era stato l’allora ministro tedesco della Difesa Thomas de Maizière a dichiarare molto esplicitamente che: “Siamo in grado, e in un certo senso abbiamo anche il dovere di far sentire il nostro impatto”.
All’inizio di questa settimana , l’attuale ministro della Difesa Ursula von der Leyen aveva annunciato un maggiore impegno della Germania nelle aree di crisi e, quindi, una partecipazione della Bundeswehr alle operazioni in corso e previste dall’Unione Europea in Mali e in Africa Centrale .
In una recente intervista allo Spiegel online, la ministra della Difesa tedesca von der Leyen ha sottolineato i teatri di crisi che la Germania percepisce come problematici, e in modo molto particolare l’Africa sulla quale si vanno definendo e concentrando gli interventi militari delle forze armate dell’Unione Europea.
“Non si tratta di interessi tedeschi, si tratta di interessi europei. L’Africa è il nostro vicino diretto. Lo Stretto di Gibilterra, fa si che i due continenti siano solo a 14 chilometri uno all’altro. Se gran parte dell’Africa fosse destabilizzata, potrebbe esserci gravi conseguenze per noi”. Ma di cosa si preoccupa e a che cosa ambisce dunque la Germania in Africa? “Il continente rappresenta un’opportunità per l’Europa. Molti paesi africani di oggi hanno mostrato un grande miglioramento e hanno dimostrato che la stabilità e la crescita sono possibili. Un boom dell’Africa è un’opportunità, soprattutto per un paese come la Germania che è forte nelle esportazioni” ha chiarito il ministro della Difesa tedesco.
Un crescente protagonismo della Germania sul piano della politica militare e dell’interventismo a livello internazionale, non può che avere ripercussioni sull’accelerazione dei progetti sulla Difesa nell’Unione Europea. Fino ad oggi su questo si sono registrate spesso resistenze e riluttanze, ma i tempi stanno cambiando, ed anche molto rapidamente.
La Gran Bretagna, che pure è stata parte del vertice sulla Difesa del 1998 (l’accordo di St. Malo), “oggi respinge i vincoli dell’Ue in tutti i suoi aspetti, compresi quelli relativi alla difesa comune” scrive il sito specialistico “Affari Internazionali”. La Francia, al contrario, continua invece a ritenere una priorità nazionale l’esercizio del potere militare, anche in totale autonomia, come dimostrato in Libia, nel Mali e oggi nella Repubblica del Centroafricana.
Il vero ostacolo alla stabilizzazione di una Difesa Europea fino ad oggi era rappresentato, più che dai no della Gran Bretagna,proprio dall’atteggiamento della Germania. Con i governi di Angela Merkel, Berlino ha sempre di più accentuato il suo atteggiamento di “leader riluttante” sui temi della difesa, rifiutandosi di cooperare in tutte le più recenti missioni militari avviate sia all’interno che all’esterno della cornice istituzionale dell’Ue. Eppure la Germania già oggi dispone di un’industria militare che impiega circa 80 mila dipendenti, è la terza esportatrice mondiale di armamenti dopo Stati Uniti e Russia. Dal 2011 il governo tedesco ha dato il via libera anche alle esportazioni militari un po’ dappertutto per un valore superiore ai dieci miliardi di euro.
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