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Scarlett Johansson? Alla solidarietà preferisce i soldi (israeliani)

Da alcuni anni, dal 2007 per la precisione, l’attrice statunitense Scarlett Johansson aveva deciso di sostenere la ong internazionale Oxfam in alcune campagne di solidarietà. Nel jet set di oltre oceano è quasi un obbligo frequentare certe iniziative caritatevoli e del resto le donazioni, già di per sé poco impegnative per gente che guadagna milioni ogni anno, possono essere detratte dalla dichiarazioni dei redditi. L’artista americana era andata anche più in là, diventando di fatto una sorta di ambasciatrice dell’organizzazione umanitaria, il volto internazionale dell’associazione basata a Londra.

Finché…. Finché un grande gruppo industriale israeliano, la Soda Stream non ha offerto alla starlette un lauto contratto per diventare la sua testimonial. Soda Stream – società che produce gasatori per bibite – non è solo un’azienda israeliana, ma la sua fabbrica principale si trova proprio in una colonia ebraica illegale in Cisgiordania, quella di Ma’ale Adummim, ad est di Gerusalemme.
La Johansson avrà forse pensato che non c’era contraddizione tra il suo ruolo di volto pubblico di una delle più importanti Ong a livello mondiale e il suo ‘lavoro’ come propagandista dei prodotti dell’impresa israeliana, ma i dirigenti di Oxfam non la pensavano così, e le hanno quindi chiesto di interrompere il contratto con l’azienda di Tel Aviv. In merito si è pronunciata anche un’altra importante associazione con sede questa volta a New York; Human Rights Watch ha fatto notare che “é impossibile ignorare il sistema israeliano di illegale discriminazione, confisca delle terre, furto delle risorse naturali e trasferimenti forzati di palestinesi dalla Cisgiordania occupata, dove SodaStream è localizzata”.

Qualche giorno fa la campagna Stop SodaStream Italia aveva scritto alla Oxfam chiedendogli di interrompere ogni rapporto, spiegando che “I lavoratori palestinesi non godono dei diritti civili (inclusi quelli sindacali) in quanto soggetti ad un regime di occupazione e privati dell’accesso alle proprie risorse naturali non possono sviluppare il proprio sistema produttivo in maniera indipendente come dovrebbe essere se fossero lasciati liberi di esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione, inclusa quella economica. Proprio a causa dell’occupazione israeliana, dalla quale Sodastream trae profitti, i lavoratori palestinesi spesso non hanno altra scelta che lavorare negli insediamenti illegali, come documentato dalla stessa Oxfam”. 
La sensibilità della star nei confronti delle ‘cause di solidarietà’ però questa volta è venuta meno e la Johansson, fatti due conticini, ha forse scoperto che le conveniva rompere con l’ong piuttosto che con il nuovo datore di lavoro, e ha comunicato quindi alla Oxfam che avrebbe cessato di esserne la testimonial e ambasciatrice. Tutto risolto quindi? Macché. Lo spot di SodaStream che ha Scarlett come protagonista è stato bandito da alcune TV statunitensi perché giudicato “poco corretto”. Ma non perché pubblicizza prodotti realizzati illegalmente in una colonia occupata in territorio palestinese, bensì perché una frase dell’attrice pronunciata nello spot – “Scusate Pepsi e Cola” – lascia intendere che la merce venduta da SodaStream sia migliore di quella delle due multinazionali citate, il che cozza con la supremazia di Pepsi e Coca Cola negli Usa, oltre che con alcune regole del mercato pubblicitario.
La decisione di Oxfam rappresenta uno schiaffone all’attrice e alla parte più conservatrice e filoisraeliana della comunità ebraica statunitense. La madre di Scarlett, Melanie, provenie da una famiglia di ebrei del Bronx, è stata una attiva sostenitrice delle campagne elettorali di John Kerry e di Barack Obama, e non ha preso bene la vicenda che potrebbe avere conseguenze sul suo ruolo di fiancheggiatrice del Partito Democratico.

Da quando ha scelto di lavorare per SodaStream, infatti, la figlia Scarlett è diventata un bersaglio delle campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni portate avanti con successo da numerose realtà statunitensi e internazionali di solidarietà con la Palestina. 

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