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Pubblicità e apartheid. Lettera di Roger Waters a Scarlett

Un’altra mia veloce traduzione di una nota di Roger Waters pubblicata sulla sua pagina Facebook il primo febbraio. Waters scrive alla Johansson criticando la sua scelta di girare uno spot per la Soda Stream, azienda israeliana che ha sede nei Territori Occupati in Palestina. I pochi corsivi sono miei

Traduzione di Antonio Perillo
A note from Roger – February 1, 2014

Nei giorni scorsi ho scritto privatamente a Neil Young (una volta) e a Scarlett Johansson (un paio di volte). Queste lettere rimarranno private.
Tristemente, non ho ricevuto da loro alcuna risposta.
Così scrivo questa nota con una certa perplessità.
Neil? Devo ponderare molto bene quello che scrivo. Non ci conosciamo davvero, ma tu sei stato da sempre uno dei miei idoli. Sono confuso.
Scarlett? Ah, Scarlett. Incontrai Scarlett circa un anno fa. Credo fosse al concerto della reunion dei Cream al Madison Square Garden. Lei era, allora, per quanto ricordo, ferocemente contro i Neocon, genuinamente disgustata dalla Blackwater (l’esercito privato di Cheney in Iraq), avresti potuto pensare di trovarti di fronte ad una giovane donna con forza ed integrità, che credeva nella verità, nei diritti umani e nella legge, nell’amore. Confesso di esserne rimasto abbastanza colpito. Non c’è sciocco e credulone migliore di un vecchio sciocco come me.
Non molto tempo dopo, la scelta di Scarlett di rappresentare la Soda Stream al posto della Oxfam (Ong che lavora per i diritti umani anche in Palestina) è un tale voltafaccia politico, intellettuale e civile che quanti di noi hanno a cuore gli oppressi, gli sfruttati, gli occupati fanno davvero fatica a farsene una ragione.
Vorrei chiedere una cosetta o due a quella Scarlett più giovane che incontrai. Scarlett, ad esempio, sei a conoscenza del fatto che il governo di Israele ha raso al suolo un villaggio di Beduini nel deserto del Negev per 63 volte, l’ultima delle quali il 26 dicembre 2013? Questo villaggio è la casa dei Beduini. I Beduini sono, naturalmente, cittadini israeliani con pieni diritti di cittadinanza. Beh, forse non proprio pieni, perché nel “democratico” Israele ci sono 50 leggi che discriminano i cittadini non ebrei.
Non cercherò di elencare quelle leggi (che sono visibili a tutti nello statuto della Knesset, il parlamento israeliano) o tutte le gravi violazioni dei diritti umani compiute dalla politica interna o estera di Israele. Ci vorrebbe troppo spazio. Ma, ritornando alla mia amica Scarlett Johansson.
Scarlett, ho letto le tue risposte e giustificazioni, in esse affermi che i lavoratori palestinesi di quella fabbrica avrebbero pari paga e diritti. Davvero? Hanno pari diritti?
Hanno diritto di voto?
Hanno libero accesso alle strade?
Possono recarsi presso il proprio posto di lavoro senza aspettare per ore di passare attraverso i check point delle forze occupanti?
Hanno l’acqua potabile?
Hanno impianti fognari?
Hanno la cittadinanza?
Hanno diritto a non avere quel diffuso problemino di vedersi buttar giù a calci la porta nel cuore della notte e portar via i loro figli?
Hanno diritto ad appellarsi contro le carcerazioni a tempo indefinito ed immotivate?
Hanno diritto a rioccupare i terreni e le case abbandonati nel 1948?
Hanno diritto ad una normale e decente vita familiare?
Hanno diritto all’auto-determinazione?
Hanno diritto a continuare a sviluppare una cultura ricca ed antica come la loro?
Se queste domande ti mettono in imbarazzo, posso rispondere io per te. La risposta è NO.
I lavoratori della Soda Stream Factory non hanno alcuno di questi diritti.
Quali sono i “pari diritti” di cui parli?
Scarlett, sei innegabilmente carina, ma se pensi che la Soda Stream stia costruendo dei ponti verso la pace, allora innegabilmente non stai facendo attenzione.
Con amore, R.

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