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Madrid in piazza contro la repressione e per il diritto all’aborto. 8 arresti

Alcuni media la descrivono come la più grande manifestazione contro la repressione che abbia percorso le strade della capitale negli ultimi anni. Una protesta organizzata in particolare contro la ‘legge bavaglio’, come è stata ribattezzata dai suoi detrattori la “Legge sulla sicurezza cittadina” firmata dal ministro della Giustizia Alberto Ruiz-Gallardón e che ha sfilato dietro un grande striscione che recitava “Contro la vostra repressione la nostra resistenza”.

Il provvedimento legislativo impone multe e aumenta l’entità delle pene già previste per coloro che convocano “manifestazioni non comunicate davanti alle istituzioni dello Stato” o che “impediscono l’applicazione da parte dell’autorità delle decisioni amministrative o giudiziarie come gli sfratti”, di fatto criminalizzando molte forme di disobbedienza civile e resistenza passiva, oltre che il libero esercizio del diritto di manifestazione ed espressione. Inoltre la ‘legge bavaglio’ impone un controllo capillare del web e permette alle autorità di ordinare la detenzione di coloro che sui social network esprimono opinioni considerate “violente o che incitano al terrorismo”.

E così migliaia di antifascisti, attivisti dei movimenti sociali e territoriali e militanti dei partiti della sinistra radicale sono scesi in piazza ieri nella capitale spagnola rispondendo all’appello della ‘Rete solidale antirepressiva’ alla quale hanno aderito anche i vari coordinamenti nati in questi anni all’interno delle mobilitazioni dei cosiddetti ‘indignati’, cioè il 15-M, la Coordinadora 25-S e la piattaforma Stop Desahucios (“Basta sfratti”).

“Difenderemo i diritti che abbiamo conquistato in tanti anni di lotta e che ora il governo ci vuole togliere” ha spiegato ai media Damiàn Caballero, portavoce della Red solidaria antirepresiva. “Dal punto di visto democratico lo Stato di Polizia che vogliono imporre è inaccettabile” ha spiegato Caballero mentre i manifestanti chiedevano le dimissioni del prefetto di Madrid, l’esponente dell’estrema destra Cristina Cifuentes. 

“Madrid sarà la tomba del fascismo”, “La voce del popolo non è illegale”, “Meno scorta (meno polizia, ndr) che non siamo il Re” sono stati alcuni degli slogan gridati dalla folla durante il corteo che ha sfilato da Cibeles a Plaza de España, che sventolava bandiere antifasciste, repubblicane e comuniste. Slogan anche contro la famiglia reale e la corruzione della monarchia proprio mentre in una Palma de Mallorca blindata un magistrato interrogava, per sei ore, la ‘infanta’ (principessa) Cristina di Borbone, accusata di reati di malversazione.

Nel mirino dei dimostranti anche altri provvedimenti repressivi adottati dal governo centrale spagnolo e da quelli locali controllati in buona parte da un Partito Popolare orientato sempre più verso destra. In particolare i manifestanti hanno denunciato la volontà da parte del sindaco di Madrid, Ana Botella, di restringere il diritto di sciopero nelle aziende pubbliche o privato che lavorano per le istituzioni. Slogan sono stati gridati anche contro le politiche del governo spagnolo contro i migranti dopo che nei giorni scorsi numerosi cittadini africani che cercavano di arrivare nell’enclave spagnola di Ceuta, in Marocco, sono morti affogati per colpa dei proiettili di gomma sparati contro di loro dalla Guardia Civil.
Se fino ad un certo punto, nonostante l’enorme schieramento di polizia in assetto antisommossa, la manifestazione è andata avanti senza problemi, nel tratto finale ci sono stati alcuni scontri tra gruppi di persone e agenti con l’arresto di otto dimostranti accusati di ‘resistenza a pubblico ufficiale” e ‘disordini’. Numerosi video testimoniano che gruppi di agenti in borghese sparsi nelle vie adiacenti al corteo hanno fermato e identificato centinaia di manifestanti alcuni dei quali sono stati inseguiti nei vicoli del centro di Madrid.

Ma quella contro la repressione non è stata l’unica manifestazione che ieri ha percorso le strade di Madrid. Nella capitale si era dato appuntamento anche il movimento femminista per l’ennesima protesta di massa contro la Legge che di fatto impedisce la libera interruzione di gravidanza alle donne spagnole se non in casi eccezionali, anch’essa una ‘creatura’ del ministro Gallardòn del quale la piazza ha chiesto le dimissioni.

Migliaia di donne hanno marciato dalla ‘glorieta de San Bernardo’ fino a Plaza de Callao, passando davanti alla sede del Ministero della Giustizia, al grido di ‘Diritto a decidere’ e ‘Aborto libero’ sventolando rametti di prezzemolo (pianta utilizzata per provocare gli aborti prima della legalizzazione dell’interruzione di gravidanza, durante il franchismo). Al termine del corteo alcune rappresentanti delle realtà presenti hanno letto un appello a favore dell’aborto libero che chiede il ritiro immediato del progetto di legge definito dalle manifestanti “un attentato ai diritti, all’autonomia e alla libertà delle donne”. Manifestazioni simili si sono svolte ieri anche in altre città dello stato come Barcellona, Bilbao, Cadice e Santander mentre presidi di solidarietà sono state organizzate anche a Londra, Duglino e Lisbona. I movimenti delle donne dello Stato Spagnolo hanno annunciato una nuova ondata di proteste per le prossime settimane, e in particolare dall’1 al 15 marzo. 

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