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Turchia: censura sul web e poteri illimitati ai servizi segreti

Le ultime speranze degli internauti turchi e soprattutti degli attivisti dell’opposizione, dei giornalisti e dei membri delle associazioni per la libertà di stampa speravano che il presidente Abdullah Gul, esponente dell’AKP ma vicino alla confraternita guidata da Fethullah Gulen e in feroce competizione con Erdogan, non firmasse il decreto che impone la censura sul web.

Ma non è andata così. Il 18 febbraio, paradossalmente attraverso il suo account Twitter, il Presidente della Repubblica ha comunicato di aver approvato la legge-bavaglio, seppure con due piccole modifiche che riducono, ma solo in parte, la possibilità da parte del governo di chiudere i siti web e controllare in tempo reale i cyber-utenti.
Scrive il sito turchia.over-blog.com:
“Gul ha scritto su Twitter che ha approvato la legge in fretta perché i due articoli “problematici” saranno modificati da parte del Parlamento. Le modifiche citate da Gul e descritte dal Ministro dei Trasporti e della Navigazione, Lutfi Elvan, sono le seguenti:
– la Presidenza della Comunicazione e della Telecomunicazione (TİB) può decidere di rimuovere un contenuto in un sito web entro 4 ore dopo la pubblicazione ma dovrà ricorrere ad un tribunale entro 24 ore dopo aver bloccato l’accesso ad un sito. Ed il giudice entro 48 ore deve comunicare la sua decisione. Nel caso questo iter non venisse seguito il contenuto sarà rimesso online. Attualmente la legge approvata da Gul non contempla l’intervento di un tribunale che deve confermare o meno la decisione amministrativa di censurare qualcosa.
 – I dati degli utenti saranno archiviati presso l’Associazione dei Fornitori d’Accesso e la TIB potrà accedere a questi dati solo dopo il mandato di un tribunale. Attualmente la legge non ha nessuna limitazione per l’accesso da parte del TIB”.

Il cosiddetto ‘popolo della rete’ non ha preso bene la notizia e dopo poche ore il presidente Gul ha perso circa 100 mila follower su Twitter, che hanno così aderito ad una protesta virtuale.

Forse nel tentativo di ridurre il conflitto con i settori dell’establishment vicini ai nazionalisti e a Gulen, la Corte Costituzionale ha deciso di scarcerare l’ex rettore dell’Università Inonu, Fatih Hilmioğlu, condannato recentemente a 23 anni di galera alla fine del processo Ergenekon, intentato contro centinaia di militari, parlamentari e giornalisti riconosciuti in molti casi colpevoli di aver ordito un colpo di stato contro il governo dell’Akp.

Ma la morsa autoritaria del partito liberal-islamista sul paese non si allenta. L’esecutivo infatti ha presentato in Parlamento un nuovo progetto di legge che rafforza considerevolmente i poteri dei servizi segreti, il Mit. In base al testo proposto dal Partito della giustizia e delo sviluppo l’intelligence, che dipende direttamente dal premier Recep Tayyip Erdogan, potrà procedere ad intercettazioni in Turchia e all’estero senza previa autorizzazione da parte di un giudice. I servizi segreti, i cui poteri e i cui finanziamenti sono stati già considerevolmente ampliati dall’arrivo al governo dei liberal-islamisti nel 2002, potranno inoltre avere accesso illimitato a qualsiasi documento concernente la “sicurezza nazionale”, in particolare in materia bancaria. Il testo prevede anche la punizione dei giornalisti che pubblicano documenti appartenenti ai servizi sergreti con una pena fino a 12 anni di carcere.

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