Questa mattina centinaia di lavoratori dell’azienda elettrica statale di Cipro (la EAC) hanno letteralmente assediato e bloccato la sede del parlamento a Nicosia, e a lungo hanno impedito a deputati e funzionari di entrare e uscire. Prima avevano rumorosamente protestato contro il cosiddetto ‘piano di salvataggio’ internazionale del paese che prevede la privatizzazione e la vendita di beni statali per ben 10 miliardi di euro, una vera enormità se si pensa all’esigua popolazione dell’isola. Per ottenere i cosiddetti ‘aiuti economici’ da parte della troika – Fmi, BCE e UE – che nella fattispecie ammontano ad una tranche di circa 250 milioni di euro, Cipro deve privatizzare tra le altre cose anche l’Azienda per l’Energia Elettrica, l’Autorità Portuale e la società telefonica CyTA. Per accedere al prestito i creditori hanno imposto a Nicosia di approvare le misure richieste entro il prossimo 5 marzo.
A metà mattinata circa 400 manifestanti hanno superato le transenne sistemate dalla polizia, lanciando bottigliette d’acqua e poi anche sassi e mortaretti contro gli agenti in assetto anti-sommossa, ma sono stati respinti all’ingresso del Parlamento dai poliziotti dopo alcuni brevi ma intensi scontri. I parlamentari all’interno si sono intimoriti e i lavori della commissione che si occupa di decidere le aziende pubbliche da svendere sono stati trasferiti dal piano terra dell’edificio al secondo piano e molti membri non sono comunque riusciti a partecipare alle attività odierne visto il blocco dell’ingresso da parte dei dimostranti. Ma ad un certo punto al palazzo è venuta a mancare la corrente, tagliata – probabilmente – dai lavoratori della compagnia EAC in mobilitazione. Nei giorni scorsi i dipendenti della compagnia elettrica statale cipriota hanno già scioperato contro privatizzazione e licenziamenti, provocando numerosi black out, e hanno promesso di continuare anche nei prossimi giorni con i distacchi di corrente.
Intanto è arrivato oggi il via libera da parte della Commissione Ue alle misure di ricapitalizzazione e ristrutturazione delle banche cooperative cipriote e alla sua struttura principale, la Cooperative Central Bank. Secondo i servizi dell’Antitrust europeo, il piano permetterà al settore di ritornare sostenibile nel lungo periodo senza aiuti di stato, limitando anche la distorsione della concorrenza creata dal sostegno pubblico. Il piano prevede, tramite fusioni, la riduzione degli istituti da varie decine fino a 18 e il loro controllo centrale da parte della Cooperative Central Bank, che sarà controllata al 99% dallo stato. Per ora…
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