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Ucraina: le relazioni pericolose tra fascisti e Israele

Nelle ultime ore su vari siti di informazione internazionali si sono moltiplicati articoli che denunciano la presenza di agenti – o di ex agenti – israeliani in Piazza Majdan, al fianco delle milizie fasciste di Svoboda e di Pravji Sektor, impegnati nei durissimi scontri con le forze speciali Berkut e le istituzioni governative. Abbiamo aspettato di avere qualche conferma in più e l’abbiamo trovata. Su uno dei più autorevoli quotidiani israeliani, Haaretz.

Scrive Haaretz (vi riportiamo alcuni stralci dell’articolo che trovate a questo link http://www.haaretz.com/news/world/1.577114 tradotti da noi):

Chiama le sue truppe “i caschi blu di Maidan”, ma il marrone è il colore del copricapo indossato da Delta – il nome di battaglia del comandante di una milizia ebraica che ha partecipato alla rivoluzione ucraina. Sotto il casco, indossa anche una kippah.

Delta, un ex soldato nato in Ucraina appartenente alle Forze di Difesa Israeliane, giovedì ha parlato a JTA in condizione di anonimato. Ha spiegato come è arrivato a usare le sue abilità di combattimento che ha acquisito nel battaglione di ricognizione Shu’alei Shimshon della brigata Givati di fanteria ​​per conquistare posizioni tra le fila dei combattenti di strada di Kiev. Egli è stato a capo di una forza di 40 uomini e donne – tra cui diversi colleghi veterani dell’esercito israeliano – in violenti scontri con le forze governative.

Diversi ebrei ucraini, tra cui il rabbino Moshe Azman, uno dei pretendenti nel paese al titolo di rabbino capo, ha confermato l’identità e il ruolo di Delta nella rivoluzione ancora incompiuta.

Il soprannome di “Caschi Blu”, un riferimento alla forza di pace dell’ONU, è nato dopo che l’unità di Delta il mese scorso ha impedito alla folla di incendiare un edificio occupato dalla polizia ucraina. “C’erano decine di agenti all’interno, circondata da 1.200 manifestanti che volevano bruciare vivi”, ha ricordato Delta. “Siamo intervenuti e negoziato il loro passaggio sicuro.” (…)

I Caschi Blu comprendono 35 uomini e donne che non sono ebrei, ma che sono guidati da cinque soldati ex-IDF (Forze Israeliane di Difesa), dice Delta, un Ebreo ortodosso trentenne che prega regolarmente nella Sinagoga Brodsky di Azman. Delta ha rifiutato di parlare della sua vita privata.

Delta, emigrato in Israele nel 1990, è tornato in Ucraina diversi anni fa e ha lavorato come uomo d’affari. Dice che è unito al movimento di protesta come volontario il 30 novembre, dopo aver assistito alla violenza da parte delle forze governative contro i manifestanti e gli studenti. (…)

Come comandante di plotone, Delta dice che prende ordini da attivisti legati a Svoboda, un partito ultra-nazionalista che è stato spesso accusato di antisemitismo e i cui membri hanno detto di aver avuto posizioni chiave nell’organizzazione delle proteste dell’opposizione.

“Io non appartengo [a Svoboda], ma prendo ordini da loro. Sanno che sono israeliano, ebreo e un ex soldato dell’Idf. Mi chiamano ‘fratello’ “, ha detto. “Quello che stanno dicendo su Svoboda è esagerato, lo so per certo. Non mi piacciono perché sono incoerenti, non a causa di [eventuali] problemi di antisemitismo “.

La posizione dominante di Svoboda nella rivoluzione non è un segreto, secondo Ariel Cohen, un ricercatore presso la Fondazione Heritage con sede a Washington DC. (…)

Eppure, molti ebrei hanno sostenuto la rivoluzione e hanno partecipato attivamente.

Volodymyr Groysman, ex sindaco della città di Vinnytsia e vice primo ministro appena nominato per le politiche regionali, è un ebreo.

“E’ una stronzata. Non ho mai visto una qualsiasi espressione di antisemitismo durante le proteste, e le affermazioni in senso contrario erano parte della ragione per cui mi sono iscritto al movimento” dice Delta.

Alcuni suoi amici ebrei lo hanno criticato per il fatto che lavora con Svoboda. “Alcuni mi hanno chiesto se invece di ‘Shalom’ per salutarmi ora devono dire un ‘Sieg Heil’. Lo trovo ridicolo” dice. Ma ha molte frustrazioni legate al fatto di essere un outsider. “A volte mi dico ‘Cosa stai facendo? Questo non è il vostro esercito. Questo non è nemmeno il tuo paese’”.

Un ritratto romantico, che spesso spinge sul carattere eroico dell’ex soldato israeliano. Ma che ci rivela, da fonte israeliana, alcune cose interessanti. A Majdan hanno combattuto quelli che pubblicamente vengono definiti come ‘ex soldati’ di Tel Aviv. Non uno, ma cinque, almeno in questo caso. Quanti altri. L’altro elemento interessante è che mentre le autorità ebraiche del paese hanno denunciato numerosi attacchi, aggressioni, attentati contro Sinagoghe e centri culturali da parte delle frange estremiste di destra del movimento di Piazza Majdan, l’eroico combattente in questione utilizza lo spazio su Haaretz per rassicurare l’opinione pubblica israeliana sulle buone intenzioni dei nazionalsocialisti di Svoboda. Una causa che, secondo alcune fonti, stanno perorando anche gli stessi leader dell’estrema destra ucraina. Che se da una parte lanciano appelli agli estremisti islamici tatari e ceceni affinché li aiutino contro il governo russo, dall’altra avrebbero incontrato l’ambasciatore di Israele in Ucraina per tendergli il classico ramoscello d’ulivo. Scrive l’Huffington Post: “Dmitro Yarosh, leader di Settore Destro, si è incontrato con l’ambasciatore di Israele in Ucraina, Reuven Din El, e gli ha detto che il loro movimento rifiuta l’antisemitismo e la xenofobia. Ha detto che i loro obiettivi sono una Ucraina democratica, un governo trasparente, porre fine alla corruzione e concedere pari opportunità per tutti i gruppi etnici”.

La riunione tra i fascisti di Pravyi Sektor e il rappresentante diplomatico israeliano è confermata da una nota stampa pubblicata dalla stessa ambasciata di Tel Aviv a Kiev.
Insomma, sembra proprio che Israele stia tessendo pericolose relazioni con i gruppi più oltranzisti della destra ucraina. Mosca negli ultimi tempi ha dato parecchio filo da torcere alla strategia israeliana in Medio Oriente, e la defenestrazione di Yanukovich evidentemente ha fornito se non l’occasione di pareggiare il conto almeno di prendersi una piccola rivincita. Poco importa che le dichiarazioni concilianti dei fascisti ucraini sull’antisemitismo siano solo di facciata, buone solo per tranquillizzare l’opinione pubblica israeliana sul fatto che il proprio governo non collabora con movimenti razzisti e xenofobi. In patria Yarosh e camerati continueranno con i soliti discorsi violentemente razzisti contro tutte le minoranze e contro i russi che abitano le regioni del sud e dell’est della Crimea, e certamente non rinunceranno alla propria tradizionale propaganda antisemita. Ed anzi la moltiplicazione degli attacchi e delle aggressioni nei confronti della comunità ebraica ucraina potrebbero, paradossalmente, fare un ulteriore favore ad Israele, convincendo qualche migliaio di ebrei di Kiev a emigrare nelle colonie ebraiche in Palestina. 

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