Menu

Chi comanda a Kiev? Oligarchi e neonazisti

Continuiamo a sentir ripetere, dalla stampa mainstream ma anche da numerosi siti teoricamente di controinformazione, che a Kiev le organizzazioni di estrema destra sono state solo una parte, e minoritaria, di ciò che si sarebbe mosso a Piazza dell’Indipendenza – EuroMajdan – per mettere in discussione e far saltare il regime autoritario di Viktor Yanukovich. Per molti un dittatore, anche se eletto democraticamente con tanto di avallo degli osservatori dell’Osce e dell’UE che diedero alle votazioni vinte dal Partito delle Regioni l’avallo della democraticità e della correttezza. 

Comunque il refrain è che, seppure in piazza c’era di tutto, di positivo rimane la rimozione di un esecutivo definito ‘governo degli oligarchi’, cioè dei signori dell’economia. Abbiamo confutato questa lettura superficiale, sbagliata e foriera di giudizi fuori centro più volte, fornendo informazioni e analisi di vario tipo.
Torniamo sull’argomento, approfittando di un ottimo articolo di Matteo Tacconi che questa mattina su Il Manifesto si occupa proprio della composizione del nuovo esecutivo ‘rivoluzionario’ di Kiev. Come si concilia il giudizio sulla minoritarietà e non rilevanza dell’estrema destra nel golpe ucraino contro Yanukovich se nel nuovo governo appena insediato dai ‘rivoluzionari’ ci sono ben cinque – cinque! – esponenti del partito neonazista Svoboda e che addirittura ai paramilitari di Pravyi Sektor sono state affidate responsabilità di tutto rilievo? E’ un particolare secondario e irrilevante che ai nazionalsocialisti di Svoboda i ‘democratici’ ucraini abbiano affidato la vicepresidenza del governo, il ministero della Difesa e il controllo delle forze di sicurezza?

Abbiamo già smentito nei giorni scorsi che uno degli obiettivi di EuroMajdan fosse ridurre il potere degli oligarchi, visto che miliardari potentissimi e con profonde relazioni internazionali hanno sull’esecutivo Yatseniuk un potere assai maggiore di quello che detenevano sul governo Azarov

Leggi: Ucraina: la ‘rivoluzione’ degli oligarchi

Occorrerebbe smettere di leggere la realtà attraverso le lenti deformate dell’ideologia e cominciare a trattare la realtà per come è davvero, e non per come vorremmo che fosse. Le piazze non sono sempre da sostenere, i movimenti non sono sempre da appoggiare (avete mai sentito parlare di movimenti reazionari di massa?), non sempre ci si deve identificare con le rivolte quali che ne siano i promotori visibili e a maggior ragione quelli occulti.

Ecco il nuovo esecutivo ucraino

Per gli occi­den­tali è il governo legit­timo dell’Ucraina, per Mosca un ese­cu­tivo gol­pi­sta. Ma a pre­scin­dere dai rispet­tivi punti di vista, al momento nei mini­steri di Kiev si sono piaz­zate que­ste per­sone. Chi sono di pre­ciso? Quali le loro bio­gra­fie? A quali cir­coli di potere rispon­dono? Più che da chi rico­pre posi­zioni, si può par­tire da chi non ne ha. È il caso di Vitali Kli­tschko e del suo par­tito, Udar, for­ma­zione cen­tri­sta e filo-occidentale con sta­tus di osser­va­tore nel Par­tito popo­lare euro­peo. Dal quale, assieme alla fon­da­zione Konrad Ade­nauer, filia­zione della Cdu tede­sca, ha rice­vuto lezioni di poli­tica e tec­nica par­la­men­tare, scri­veva a dicem­bre Der Spie­gel. Ci si chie­derà come mai Kli­tschko, che ha cer­cato di accre­di­tarsi come guida cari­sma­tica della pro­te­sta, almeno prima che dege­ne­rasse, non ha voluto assu­mere respon­sa­bi­lità di governo. Per qual­che ana­li­sta l’ex pugile, che punta alla pre­si­denza, non intende spor­carsi le mani con i prov­ve­di­menti impo­po­lari che il pac­chetto d’aiuti euro­peo, pronto a essere scon­ge­lato, dovrebbe imporre. In più sta­rebbe emer­gendo una con­trap­po­si­zione sem­pre più mar­cata — ed era pre­ve­di­bile — tra Udar e Bat­ki­v­schyna (Patria), il par­tito di Yulia Tymo­shenko.
La for­ma­zione della pasio­na­ria di Kiev ha fatto incetta di mini­steri, pro­ba­bil­mente sulla base di un ragio­na­mento oppo­sto a quello di Kli­tschko: dimo­strare di sapersi cari­care il paese sulle spalle. A gui­dare la com­pa­gine mini­ste­riale c’è Arse­niy Yatse­niuk, luo­go­te­nente della Tymo­shenko. Nomina scon­tata. Nelle scorse set­ti­mane la evocò anche l’assistente al segre­ta­riato di stato ame­ri­cano, Vic­to­ria Nuland, nel leakin cui si lasciò sfug­gire il «fuck the Eu». Accanto a Yatse­niuk ci sono figure di spicco del par­tito. Pavlo Petrenko è andato alla giu­sti­zia, Mak­sim Bur­bak alle infra­strut­ture e Ostap Seme­rak, con­si­gliere di poli­tica estera del primo mini­stro, sarà un po’ un gran ceri­mo­niere. Un ruolo chiave è quello di Vitali Yarema, ex capo della poli­zia di Kiev. È vice primo mini­stro con delega al law enfor­ce­ment.
Al blocco della Tymo­shenko – lei non avrà cari­che, la piazza ha mugu­gnato – affe­ri­sce anche il mini­stro degli interni Arsen Ava­kov, un tempo alleato dell’ex pre­si­dente Vik­tor Yush­chenko. È di Khar­khiv, la seconda città del paese. La più grande, tra quelle dell’est. Non ha casac­che, invece, il mini­stro degli esteri Andriy Desh­chy­tsia. Ma era stato tra i primi fir­ma­tari di un appello di alcuni diplo­ma­tici ucraini con­tro le repres­sioni di Yanu­ko­vich.
Nella coa­li­zione si deli­nea un ruolo note­vole per l’oligarca Ihor Kolo­moy­sky, numero uno di Pri­vat­Bank, prin­ci­pale isti­tuto di cre­dito del paese. Del cer­chio magico del ban­chiere, tra l’altro appena nomi­nato gover­na­tore di Dne­pro­pe­tro­vsk, fareb­bero parte il mini­stro dell’energia Yuriy Pro­dan (per­so­nag­gio chiac­chie­rato) e quello delle finanze Olek­sandr Shla­pak. Non è un caso, si direbbe, che si siano acca­par­rati due mini­steri così cru­ciali.
Discreta è l’influenza della Myhola Uni­ver­sity di Kiev, acca­de­mia rispet­tata, con respiro occi­den­ta­li­sta. Il mini­stro dell’economia Pavlo She­re­meta e quello dell’educazione Serhiy Kvit hanno inse­gnato lì.
Ristretto, un po’ a sopresa, il peso di Petro Poro­shenko, oli­garca di ten­denza euro­pei­sta. La sua pedina nel governo è Volo­dy­mir Gro­syan, ex sin­daco di Vin­ni­tsa, nell’ovest del paese. È il respon­sa­bile degli affari regio­nali. Una pos­si­bile mossa con cui, dato che Poro­shenko (pure lui di Vin­ni­tsa) è stato anche mini­stro con Yanu­ko­vich, tran­quil­liz­zare la popo­la­zione rus­so­fona. Per quanto pos­si­bile.
Arri­viamo alla destra-destra. A Svo­boda. Gli ultra­na­zio­na­li­sti, bol­lati come por­ta­tori di un verbo estre­mi­sta e anti­se­mita, hanno diversi inca­ri­chi. Olek­sandr Sych è vice primo mini­stro. In pas­sato fece cla­more pro­ponendo il divieto asso­luto di aborto, per­sino in caso di stu­pro. Svo­boda s’è presa pure l’ambiente e l’agricoltura, con Andriy Mokh­nyk e Ihor Shvaika, due che hanno capeg­giato le pro­te­ste con­tro le licenze sullo shale gas con­cesse da Yanu­ko­vich a com­pa­gnie occi­den­tali.
In quota Svo­boda c’è anche Ihor Tenyukh, ex capo della marina. A lui la Difesa. Men­tre Andrei Paru­biy, rite­nuto tra i fon­da­tori di Svo­boda, ma poi acca­sa­tosi presso la Tymo­shenko e da ultimo coor­di­na­tore delle bar­ri­cata di piazza dell’Indipendenza, pre­sie­derà il con­si­glio nazio­nale per la sicu­rezza. Dovrebbe avere come vice Dmy­tro Yarosh, coman­dante di Pra­vyi Sek­tor, le fami­ge­rate bande para­mi­li­tari di estrema destra. A quanto pare non ha ancora assunto l’incarico, ma ciò non toglie che si pro­fila un mono­po­lio della destra radi­cale sulla sicu­rezza. E la cosa ha allar­mato ben più di un osser­va­tore.
Infine, la piazza. Tetyana Chor­no­vol e Yegor Sobo­lev, gior­na­li­sti e atti­vi­sti, gui­de­ranno rispet­ti­va­mente l’anticorruzione e la lustra­zione. È la cam­biale riscossa da Euro­mai­dan per il con­tri­buto alla rivoluzione.

*** *** ***

Rispetto all’interessante articolo di Tacconi, abbiamo trovato numerose fonti che attribuiscono anche il ministro dell’Istruzione Sergej Kvit all’ex partito social-nazionalista Svoboda. E anche Tatjana Chjornovol, Presidente della Commissione anticorruzione nazionale, teoricamente espressione della ‘piazza non schierata’, viene da una lunga militanza nell’organizzazione fascista UNA-UNSO. Così come Dmitrij Bulatov, Ministro della Gioventù e dello Sport. E, al di fuori dei ministeri, a coprire la carica di Procuratore generale dell’Ucraina è stato chiamato Oleg Makhnitskij, dirigente di Svoboda.

Un gran bel potere hanno avuto i neonazisti ucraini per essere soltanto una ‘minoranza’ ininfluente… (Nella foto, il nuovo ministro dell’agricoltura Ihor Shvaika qualche settimana fa, mentre abbatteva a colpi di mazza una statua di Lenin)

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *