Stati Uniti, Unione Europea e Giappone hanno varato sanzioni contro la Russia nel tentativo di isolare Mosca e convincerla ad accettare senza reagire l’espansione di Bruxelles ai propri confini. Ma non tutti i paesi dell’Europa orientale hanno aderito al boicottaggio, il che può diventare un elemento di imbarazzo per le diplomazie dell’Unione Europea e di attrito con il governo fantoccio di Kiev.
Nelle scorse il governo dell’Ucraina ha richiamato il proprio ambasciatore in Armenia, Ivan Kukhta, per consultazioni dopo che Erevan ha riconosciuto l’annessione della Crimea alla Russia. Lo fa sapere il ministero degli Esteri di Kiev precisando di aver inoltre convocato l’ambasciatore armeno in Ucraina esprimendo “profonda preoccupazione” per la decisione di Erevan.
Da parte sua però il governo della Bulgaria ha fatto sapere che potrebbe porre il veto in seno all’Ue su eventuali sanzioni economiche troppo pesanti contro la Russia. Lo ha dichiarato a Bruxelles, al termine del Consiglio europeo, il premier Plamen Oresharski, citato dai media bulgari. “In questo mondo tutto è possibile”, ha aggiunto Oresharski, il quale non ha escluso a priori la possibilità che Sofia ponga il veto su sanzioni troppo dure. “È necessario cercare una soluzione della crisi che sia accettabile per tutte le parti: Ue, Ucraina e Russia”.
Intanto il governo ungherese ha fatto sapere di non avere nessuna intenzione di raffreddare le relazioni con la Russia. L’intesa conclusa con Mosca sulla costruzione di una nuovo centrale nucleare in Ungheria “non si tocca” ha detto in maniera assai netta il premier di destra di Budapest, Viktor Orban, dopo il vertice europeo sulla crisi ucraina. Eventuali sanzioni economiche contro la Russia potrebbero causare un’emergenza energetica per l’Ungheria, in quanto l’80% della fornitura del gas proviene dalla Russia. Il governo ha concluso da poco un accordo da 10 miliardi di euro con Mosca per l’ampliamento della centrale nucleare di Paks malgrado le critiche dell’opposizione.
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