In Turchia continuano le proteste delle opposizioni contro il governo di Recep Tayyip Erdogan, accusato di aver vinto le elezioni amministrative di domenica scorsa facendo ampio uso dei brogli elettorali all’interno di un clima caratterizzato già dal blocco di twitter e di youtube. Che – è questo il sospetto che si diffonde sempre di più – sarebbero stati spenti non solo per impedire le notizie sulle inchieste per corruzione che hanno investito i liberal-islamisti dell’Akp e l’entourage del primo ministro, ma soprattutto per coprire i brogli effettuati durante la giornata elettorale.
Social network ed anche alcuni giornali mostrano incessantemente foto di schede elettorali – tutte con voti per i partiti di opposizione – bruciate o gettate nella spazzatura, e secondo le denunce degli avversari dell’Akp mentre milioni di turchi si recavano a votare l’elettricità è saltata quasi in contemporanea in ben 20 province creando le condizioni per manomettere i sistemi di conteggio elettronico dei voti e far sparire centinaia di migliaia di schede già votate da cittadini contrari a Erdogan. Il sospetto che il governo abbia fatto un largo uso dei brogli è amplificato dal fatto che molte delle società che gestiscono l’erogazione dell’elettricità appartengono a personaggi vicini a Erdogan e all’Akp. Il ministro dell’energia, Taner Yildiz, ha dato la colpa del blackout ad Ankara a un gatto entrato in una centralina elettrica, suscitando un fiume di sfottò su internet.
L’altro ieri la polizia turca è intervenuta con durezza, usando i cannoni ad acqua e le granate stordenti per disperdere migliaia di manifestanti aderenti al Partito Repubblicano del Popolo (CHP) che protestavano davanti alla sede del Consiglio Supremo Elettorale contro le “irregolarità” registrate durante le elezioni municipali. Dopo la chiusura dei seggi centinaia di sostenitori del partito curdo di sinistra BDP (“Pace e Democrazia”) hanno contestato i risultati della città di Ceylanpinar, un distretto nella provincia meridionale di Sanliurfa, al confine con la Siria, dove il candidato dell’Akp ha inaspettatamente vinto con un risicatissimo scarto. Anche qui i reparti antisommossa hanno attaccato i contestatori e li hanno dispersi con i lacrimogeni e gli idranti.
Secondo le accuse solo grazie ai pesanti brogli nella capitale sarebbe stato eletto sindaco l’esponente del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp) Melik Gokcek, oltretutto per una manciata di voti. Il candidato del Chp, Mansur Yavas, ha chiesto al Consiglio Supremo Elettorale di esaminare le “irregolarità” avvenute nei seggi dopo che un migliaio di rappresentanti del partito ha denunciato casi di brogli anche molto gravi. E comunque ad Ankara la contesa è finita con il candidato governativo avanti rispetto allo sfidante per una manciata di voti: 44,8% contro il 44.77.
Ma il Presidente del Consiglio Elettorale Sadi Guven ha negato che il risultato elettorale sia stato inficiato da irregolarità e brogli ed anzi ha invitato i cittadini e gli esponenti politici alla calma. Ma il leader del Chp, Kemal Kilicdaroglu ha annunciato che il suo partito contesterà i risultati non solo nella capitale ma anche in altre città del paese. In qualche caso le contestazioni hanno avuto effetto. A Yalova, nella Turchia nord-occidentale, la Commissione elettorale ha realizzato un riconteggio dei voti ed ha dato la vittoria al Chp, mentre inizialmente era stato eletto il candidato liberal-islamista con un vantaggio di un solo voto. Particolarmente complicata la situazione ad Antalya dove il numero di schede contestate è altissimo e la vittoria è stata data al candidato governativo con uno scarto dello 0,9%.
E comunque la Commissione elettorale centrale non ha ancora pubblicato i risultati ufficiali delle elezioni di domenica, vinte secondo i dati provvisori dall’Akp con il 45% contro il 28% andato al Chp.
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